Meloni e precocità, occhio a non ingannare i consumatori

Le riflessioni durante la nostra diretta: serve ad aprire il mercato, evitare l'effetto boomerang

Meloni e precocità, occhio a non ingannare i consumatori
“La precocità serve ad aprire il mercato e non a ingannare i consumatori”. Roberto Della Casa, direttore scientifico del Monitor Ortofrutta di Agroter, ha analizzato il tema della segmentazione nel corso della diretta dedicata al melone (clicca qui per leggere l'articolo). “Quelli a cui siamo abituati – l’analisi di Della Casa – sono confini inesistenti figli per lo più di regole di marketing. Il vero tema non è quanto si è precoci, ma con cosa: esserlo con prodotti dall’elevata qualità consente di aprire il mercato, fidelizzare il consumatore, creare un’aspettativa e permette anche di non far abbassare i prezzi”. Ed ecco che “bisogna alzare la percezione di qualità. Il modo in cui è stata interpretata la precocità negli ultimi anni – le parole di Della Casa – non è corretto: si è badato ad attirare il consumatore con un prodotto nuovo, poi l’esperienza non è positiva e i consumi si bloccano. Non è così che si crea valore”.



Proprio sulla strada della qualità si è mossa l’Op Francescon. “Per quanto riguarda i meloni – ha osservato Bruno Francescon nel corso della diretta – abbiamo compiuto una scelta originale per seguire le esigenze dei clienti. Da febbraio ad aprile la produzione è stata portata avanti in Senegal: una finestra più lunga perché nel mese di aprile non eravamo sicuri di trovare prodotti adeguati in Sicilia. Poi ci siamo spostati sull’isola per un mese e mezzo e dalla prima decade di giugno la produzione è nel Mantovano. La nostra filosofia è ben precisa: abbiamo scelto di non stressare gli areali”. Dal punto di vista di Francesca Nadalini (azienda agricola Nadalini), la ‘ricetta’ per ottenere un buon melone sta innanzitutto “nell’utilizzo di tecniche adeguate per lo sviluppo delle piante, sia in serra che in campo aperto. I trapianti partono agli inizi di febbraio, così una pianta sana a metà maggio dà i primi frutti: è la nostra vocazione. La realtà è che in ogni zona c’è un preciso arco temporale per la produzione che va rispettato. Precocità sì, a patto che la qualità sia adeguata alle richieste”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’analisi di Maurizio Carbonini di Italmark: “Ok alla precocità, ma con giudizio. A febbraio è arrivata la produzione dal Senegal con ottimi risultati, migliori del 2020. Il melone in mesi come febbraio e marzo è più che altro uno sfizio per i consumatori, chi lo acquista chiede che il livello qualitativo sia elevato”. “Ma se si commercializza il prodotto da febbraio a ottobre – ha spiegato Raffaele Benedetti, membro de cda di Unitec – non è semplice mantenere alta la qualità in maniera costante. La campagna è lunga e le varietà diverse, come accade con pesche e nettarine. In questo contesto il contributo delle tecnologie, come quelle garantite da Unitec, può essere determinante”.

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