Pac, accordo raggiunto: cosa prevede, i commenti

Pac, accordo raggiunto: cosa prevede, i commenti
Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo complessivo sulla riforma della Pac. Lo ha annunciato venerdì su Twitter il Commissario Ue all'agricoltura Janusz Wojciechowski

"Mi riempie di grande soddisfazione poter affermare che ce l'abbiamo fatta - ha scritto il politico polacco - su alcuni punti avremmo potuto desiderare un risultato diverso, ma nel complesso penso che possiamo essere contenti dell'accordo che abbiamo raggiunto". Il commissario ha poi auspicato che il Consiglio agricoltura e pesca approvi l'accordo nella riunione di lunedì e martedì a Lussemburgo.

"L'accordo di oggi avvia un vero e proprio cambiamento verso una Pac più verde ed equa: dedicheremo più terreni agricoli alla biodiversità, ricompenseremo gli agricoltori che fanno il possibile per il clima e la natura e più fondi affluiranno alle piccole aziende agricole. Non è perfetto, ma è comunque un grande passo nella giusta direzione", commenta il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans.



Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha commentato con soddisfazione la chiusura del negoziato tra le istituzioni Ue, durato tre anni, e che vedrà l’entrata in vigore della prossima riforma l’1 gennaio 2023.“È fatta: dopo quasi 24 ore ininterrotte di negoziato tra Parlamento europeo, presidenza di turno portoghese del Consiglio e Commissione, siamo riusciti a trovare un accordo politico sulla riforma della Politica agricola comune (Pac) che accompagnerà i nostri agricoltori, e tutti i cittadini europei, fino al 2027. Un accordo nel segno della sostenibilità economica, ambientale e sociale senza precedenti nella storia della Pac”. 

Per De Castro “grazie al nostro lavoro di questi mesi, siamo riusciti a salvaguardare la dimensione comune, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri. Abbiamo rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno a essere un attore principale nella redazione dei Piani strategici nazionali. Abbiamo finalmente inserito il terzo pilastro della politica agricola, quello sociale: d’ora in poi la Pac non finanzierà più gli agricoltori che non rispettino i diritti dei propri dipendenti, ponendo fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che invece si prende debitamente cura dei lavoratori”.

“Il tutto, senza indebolire gli obiettivi economici della politica agricola, con un 15% di aiuti diretti che verrà riservato al sostegno accoppiato alle produzioni più rappresentative del made in Italy, dal pomodoro all’olivicoltura, il rafforzamento delle misure di gestione del rischio contro le perdite di produzione o di reddito che – ha sottolineato De Castro – ora saranno finanziabili anche tramite i pagamenti diretti agli agricoltori, l’estensione degli interventi settoriali a tutti i prodotti, incluse le patate fresche”.

“Ma il settore agricolo – secondo l’europarlamentare Pd – sarà anche chiamato a un ulteriore sforzo ambientale, per sistemi produttivi sempre più sostenibili: per questo, gli eco-schemi premieranno fino al 25% dei pagamenti diretti quegli agricoltori che metteranno in campo pratiche innovative e in grado proteggere i livelli unici di biodiversità che caratterizzano le aree rurali del nostro Paese”.

“Non ultimo, un riferimento ai risultati – per De Castro nemmeno immaginabili fino a qualche mese fa – sul regolamento relativo alla Organizzazione comune dei mercati, con le misure sull’etichettatura del vino che rappresentano un importante traguardo per la trasparenza delle informazioni verso i consumatori fortemente voluto dal settore, così come l’estensione a tutti prodotti Dop e Igp della possibilità di effettuare programmazione della produzione per meglio rispondere alla sempre maggiore volatilità dei mercati, senza alcun rischio di violazione delle norme sulla concorrenza, come attualmente possibile solo per salumi, vini e formaggi”.

“Sono serviti tre anni di negoziato – ha concluso il coordinatore S&D – ma ne è valsa la pena, per una futura politica agricola forte, ambiziosa e davvero comune, più equa e più sostenibile“.
 dell’Aiam5, che ha presentato l’Anno internazionale del F&V.

Numerosi i commenti: per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini "con l’accordo sui piani strategici nazionali si va verso la riforma della Politica agricola comune per consentire la programmazione degli investimenti nelle aziende agricole italiane per una spesa di circa 50 miliardi da qui al 2027". Tra i punti più rilevanti, "il compromesso sugli eco-regimi che dovranno essere tradotti in misure semplici ed efficaci in termini di innovazione per consentire agli agricoltori di continuare nel percorso di sostenibilità già iniziato".

“Ma la riforma della Pac - ha aggiunto - potrà portare risultati tangibili solo si terrà nel debito conto l’impatto delle misure previste nella nuova Politica agricola rispetto alle azioni previste dalle Strategie europee della Farm to Fork e della Biodiversità: un’eventuale proposta di allineare la Pac con il Green Deal dovrà evitare di rendere i prossimi anni incerti sul piano normativo e di dare valore giuridico a obiettivi che ad oggi non sono cogenti. In questo senso – ha aggiunto Prandini – Coldiretti continua a sostenere l’assoluta necessità che la Commissione fornisca uno studio di impatto cumulativo prima di avanzare proposte legislative ulteriori e che si compiano scelte coraggiose in termini di trasparenza per il consumatore, estendendo a tutti i prodotti l’obbligo dell’indicazione del paese d’origine e respingendo sistemi di etichettatura nutrizionali fuorvianti come il Nutriscore”.



“Tra le molte questioni ancora aperte sul resto del pacchetto di riforma della Pac, si auspica un atteggiamento coraggioso su alcuni elementi chiave, in primis il dibattito relativo alle restrizioni alle importazioni – ha chiuso Prandini – Sarebbe importante che nella riforma della Pac fosse riconosciuto il principio della reciprocità degli standard, vietando l’ingresso nell’Unione di prodotti che non rispettino gli standard intesi come criteri di produzione Ue come pure i limiti di tolleranza per i pesticidi presenti sui prodotti importati”.

“Dopo tre anni dalla presentazione della proposta legislativa - il commento di Cia-Agricoltori italiani - finalmente l’agricoltura europea si avvia verso una reale riforma della Pac. Ora serve subito un lavoro serio con il Piano strategico nazionale per salvaguardare la competitività delle imprese agricole”.  Per Cia, dunque, come più volte ribadito, ora l’Europa può essere più forte di fronte alle sfide post pandemia e l’agricoltura dei Paesi membri più in grado di guardare con ottimismo al suo ruolo da protagonista della transizione ecologica.

“Auspichiamo un passaggio rapido al consiglio Agrifish del 28 e 29 giugno, con l’approvazione finale dei ministri dell’Agricoltura Ue e successivamente da parte del Parlamento; gli agricoltori potranno, infatti, dal 1 gennaio 2023, contare su nuove norme, più robuste e strutturate per un sistema produttivo più equo e green. L’Europa agricola – ha sottolineato Cia – guadagna con la riforma della Pac, maggiore rispetto della sfera ambientale e sociale, che dovranno, però, muoversi in costante equilibro anche con la garanzia del reddito per gli agricoltori”.

“La Pac – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino – deve rimanere, prima di tutto, la politica economica per gli agricoltori e, quindi, costante opportunità di sviluppo imprenditoriale, oltre che strumento utile a rigenerare e valorizzare le aree rurali. Per questo -aggiunge Scanavino- non è più rinviabile la definizione del Piano strategico nazionale che permetta agli agricoltori italiani di essere all’altezza del cambiamento che gli si richiede, che mostri nei fatti di riconoscere le specificità del settore e le sfide oggi spinte da emergenza sanitaria e climate change”.

“Occorre – ha concluso il presidente di Cia – ragionare con tutti gli attori coinvolti sul territorio, come richiesto dal progetto Cia Il Paese che Vogliamo e come è necessario a un’agricoltura sempre più settore strategico per l’Italia e l’Europa”.

“In attesa della formale conclusione dei negoziati sulla Pac - le parole del presidente della Copagri, Franco Verrascina - teniamo a ribadire che la priorità della Politica agricola deve continuare a essere la difesa del reddito degli agricoltori, tutelandone l’insostituibile operato, che li rende i primi custodi dell’ambiente e del territorio, con il fondamentale ruolo di salvaguardare e sostenere la biodiversità, mantenendo al contempo vive le tradizioni agricole locali e valorizzandone le produzioni territoriali”.

“Una riforma ambiziosa, attenta all’ambiente, alla produttività e alla competitività delle imprese non può prescindere dalla salvaguardia delle tante tipicità della nostra agricoltura, privilegiando quindi la definizione di politiche e strumenti in grado di adeguarsi ai cambiamenti improvvisi che possono sopraggiungere e stravolgere il sistema, come ci ha insegnato la drammatica emergenza pandemica – prosegue Verrascina – dai sussidi della Pac dipende il sostegno al reddito agricolo e lo sviluppo del settore”.

“Accogliamo con soddisfazione la notizia dell’accordo raggiunto sulla riforma della Pac", il commento del presidente di Alleanza cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri. "La messa a punto di un quadro giuridico definito, giunta al termine di un lungo e complesso negoziato, consentirà agli agricoltori e alle cooperative di progettare con maggiori certezze il proprio futuro e programmare i propri investimenti”. 

“Adesso che l’intesa è stata raggiunta – ha continuato Mercuri – ci preme sollecitare ancora una volta il ministero delle Politiche agricole e le Regioni ad accelerare sul processo di definizione del piano strategico, che passi attraverso un attivo coinvolgimento dei vari stakeholders coinvolti”.

Rispetto alle linee strategiche su cui è opportuno far leva per rendere il comparto agroalimentare più competitivo e al tempo stesso più sostenibile, aggiunge l’Alleanza cooperative “sarà fondamentale puntare sulla concentrazione dell’offerta, seguendo le raccomandazioni che la stessa Commissione europea ha messo nero su bianco, quando ha evidenziato la necessità che il comparto si impegni a colmare il persistente gap di aggregazione, specie nelle regioni e nei settori meno strutturati a livello cooperativo e di organizzazioni di mercato, con l’obiettivo di migliorare la posizione degli agricoltori all’interno della filiera”.

Rispetto quindi alle scelte che l’Italia si troverà a fare nelle prossime settimane, l’Alleanza ha auspicato “un chiaro indirizzo di rafforzamento delle strutture economiche controllate dai produttori agricoli: tale orientamento potrebbe ad esempio passare attraverso la costituzione di nuove Organizzazioni comuni di mercato settoriali, sull’esempio dell’Ocm Ortofrutta, la scelta di destinare aiuti accoppiati ad alcune filiere, o ancora l’attribuzione di un ruolo centrale da affidare a cooperative e organizzazioni di produttori, nella prevenzione e gestione del rischio”.