Attualità
«Egitto e Turchia, troppi prodotti irregolari»
Import di agrumi e ortaggi, aumentano le irregolarità riscontrate da Rasff
Sono sempre più numerose le "partite" di frutta, verdura e agrumi con sostanze vietate che Turchia ed Egitto inviano nel Vecchio Continente, ma la Commissione Europea non interviene permettendo così che prodotti potenzialmente pericolosi arrivino sugli scaffali dei supermercati e sulle tavole dei consumatori italiani e spagnoli: la denuncia arriva da “La Unio-Uniò de Lluradors”, principale organizzazione professionale agricola valenciana.
Le segnalazioni da parte del sistema europeo Rapid Alert System for Food and Feed (Rasff) negli ultimi due mesi si sono moltiplicati: a maggio e giugno la Turchia ha già raggiunto 96 allarmi contro i 32 dell'analogo periodo 2020 mentre l'Egitto è passato da 1 a 16. Sono gli agrumi gli articoli con il maggior numero di segnalazioni e relativi stop, mentre adesso è il peperone a preoccupare maggiormente il sodalizio spagnolo. Lungo l'elenco di sostanza vietate (o che hanno superati il limite consentito) rilevate: clorpirifos, metil clorpirifos o procloraz.
Sopra e in apertura immagini esemplificative di agrumi egiziani
Significativo il fatto che la Commissione Europea effettui ispezioni a campione sui prodotti che entrano dall'Egitto sia alla frontiera che nei punti vendita, mentre quelli che interessano la Turchia sono solo il 5% dei lotti nei mandarini e il 10% nelle arance. Come dire che le infrazioni riscontrate sono solo la punta dell'iceberg.
La Unio denuncia che malgrado il moltiplicarsi dei casi non sia previsto alcun tipo di sanzione. E ricorre a un'"immagine" di stampo calcistico: "È come se un calciatore commettesse dieci scorrettezze gravi nella stessa partita e non venisse mai espulso”.
Il sodalizio chiede quindi che la Commissione Europea svolga audit rigorosi e stabilisca "piani di sorveglianza speciali" per i Paesi dell'emisfero settentrionale e meridionali che stanno iniziando la loro campagna di esportazione verso i mercati comunitari". E rivendica un'omogeneizzazione degli standard di produzione europei con quelli dei Paesi terzi, in tema di fitosanitari ed etica del lavoro: "Fino a quando ciò non avverrà dovrebbero essere sospese le importazioni di prodotti non conformi alle normative comunitarie", tuona l'organizzazione valenciana.