Patate, tutti i benefici (provati) della biofumigazione

Dal Fucino il Crea indica la strada: «Danni da elateridi, rizottoniosi e dartrosi ridotti al minimo»

Patate, tutti i benefici (provati) della biofumigazione
Dalla Piana abruzzese del Fucino arrivano buone notizie per quanto riguarda la difesa “naturale” della patata dalle avversità: i nuovi sistemi di biofumigazione, specie se combinati con l’anticipo delle raccolte a metà agosto, si dimostrano efficaci contro le problematiche emergenti degli elateridi (o ferretti), della rizottoniosi (causata dal patogeno Rhizoctonia solani) e della dartrosi (causata da Collettotrichum coccodes) che rendono i tuberi non commercializzabili. E' quanto emerso ieri in occasione del convegno "Innovazione, competitività e sostenibilità nella Piana del Fucino”, organizzato da Covalpa Abruzzo e Ampp (Associazione marsicana produttori patate) per presentare i risultati del Progetto integrato di filiera "Innort 3.0" realizzato con la collaborazione del Crea e di Sysman, azienda di software ideatrice della piattaforma Bluleaf per la gestione 4.0 delle aziende agricole. 

Sante Del Corvo, direttore Covalpa Abruzzo ha moderato l’incontro che visto la partecipazione di Fabio Di Pietro, consulente di gestione del Pif Innort 3.0, dei tre ricercatori del Crea Luca Lazzeri, Bruno Parisi e Roberto Matteo, di Claudio Colleluori della Sysman e dei rappresentanti istituzionali Emanuele Imprudente, assessore dell’Agricoltura della regione Abruzzo ed Elena Sico, autorità di gestione del Psr regionale. Tra i relatori anche i presidenti della Covalpa e dell'Ampp e Battista Bianchi, responsabile tecnico da poco in pensione al quale è stata consegnata una targa commemorativa come segno di riconoscenza (nella foto sotto).



“La strategia Ue della Farm to Fork deve fare capire agli agricoltori italiani che la chimica non ha più futuro”, ha chiosato Luca Lazzeri, ricercatore del Crea tra i massimi esperti di biofumigazione a livello mondiale. “Bisogna cambiare il paradigma della gestione e della difesa delle coltivazioni puntando l’attenzione sui sovesci, i quali dovrebbero essere sempre realizzati non solo dai pataticoltori, ma per qualunque tipo di coltura erbacea ed arborea. Le aziende agricole, in funzione delle condizioni e delle problematiche dei propri terreni, devono inoltre impiegare bioprodotti da chimica verde con proprietà fumiganti per garantire il miglioramento continuo della fertilità dei suoli. Perché il sistema per fare agricoltura di qualità dipende prima di tutto dalla salute del terreno”.

Ai tre ricercatori del Crea, il compito di illustrare gli importanti benefici che sono emersi dopo due anni di sperimentazione dei nuovi sistemi basati sulla biofumigazione. “Sul territorio fucense abbiamo trovato una grande sensibilità al tema della agricoltura naturale – ha spiegato Roberto Matteo - Oggi le due principali strategie di sovescio si possono declinare in un concetto di biofumigazione classica (interramento di biomassa a seguito di una trinciatura molto fine) e in un approccio di tipo catch-crop (piante trappola che, a livello radicale, possono attirare parassiti). Da qui abbiamo sviluppato un vero e proprio sistema colturale che si può utilizzare in maniera sinergica: non abbiamo quindi solo le piante, ma anche bioprodotti che vengono distribuiti a livello radicale (pellet, farine e trattamenti liquidi radicali) e/o a livello fogliare (trattamenti liquidi fogliari). Tutto questo rientra in una strategia di ampio respiro che deve prevedere un approccio pluriennale per la gestione della fertilità del terreno”.



La sperimentazione si è svolta nelle annate 2019 e 2020 con il Crea, Covalpa e Ampp che hanno raccolto, pulito e valutato migliaia di tuberi presso tre realtà del Fucino: l'Azienda agricola Caniglia Ulco di San Benedetto dei Marsi, l'Azienda agricola De Ioris Annibali di Ortucchio e l’Azienda Tarquini Matteo di Pescina. In base ai dati repertati, le percentuali dei danni da elateridi (o ferretti), da rizottoniosi e da dartrosi si riducono vistosamente con il ricorso alla biofumigazione. In alcuni casi, le perdite sono state addirittura prossime allo zero. Risultati superiori alle stesse aspettative del Crea.

“Nel complesso, il progetto Innort 3.0 – ha concluso  è stato un successo: non ci aspettavamo risultati così chiari e netti. Spero che tale successo sia il primo passo per sviluppare questi nuovi sistemi colturali sul territorio del Fucino”. “I risultati ci sono – ha aggiunto il collega Bruno Parisi – La biofumigazione rientra a pieno titolo nel Green Deal. E, grazie a questo progetto, siamo in rampa di lancio per raccogliere i fondi della nuova Pac”.



Un altro pilastro di Innort 3.0 è stata la creazione di una rete di monitoraggio agro-meteorologico per il supporto decisionale degli agricoltori del Fucino. “Abbiamo sfruttato la tecnologia Iot Netsens, andando ad installare tre stazioni meteo principali presso gli stabilimenti di Covalpa e Ampp”, ha sottolineato Claudio Colleluori, referente della Sysman per l’Abruzzo

Le tre stazioni sono state dotate di ricevitori in grado di ricevere dati da una rete di trasmettitori, fino a distanze di diversi chilometri, connesse con sensori prossimali di interesse aziendale per il monitoraggio micro-climatico (pioggia, bagnatura fogliare, ecc.) e del suolo (umidità, temperatura, ecc.). “Tutti i dati della rete agrometeorologica sono costantemente acquisiti ed elaborati a livello di server centrali, e consultabili attraverso la nostra Applicazione Blueleaf, una piattaforma aperta che gli agricoltori possono utilizzare sia da telefonino che da Pc. La piattaforma dispone di sette diversi moduli per la gestione delle produzioni dal campo al magazzino, quali: gestione e registri, meteo, irrigazione, fertilizzazione, difesa, qualità e post-raccolta e mappe/Gis". 

"Per condurre un’azienda con questo tipo di sistema innovativo - ha concluso Colleluori - è opportuno investire in formazione e conoscenza dei tecnici aziendali, perché il controllo dei dati e della strumentazione non può comunque prescindere dal lavoro dell’uomo”, ha concluso.



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