Pratiche sleali, l'Italia recepisce la direttiva Ue

Sarà legge entro la fine del 2021. Il ministro Patuanelli: «Testo da migliorare per il sottocosto»

Pratiche sleali, l'Italia recepisce la direttiva Ue
E' servita una lettera di costituzione in mora della Commissione Europea, ma alla fine il risultato è arrivato. L'Italia, uno dei 12 Stati membri dell'Ue che ancora non avevano recepito la direttiva in materia di pratiche sleali nella filiera agricola e agroalimentare (gli altri sono Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Francia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna), si è messa in regola a poche ore dalla ricezione della missiva dell'organo esecutivo Ue che annunciava l'avvio della procedura d'infrazione contro la nostra Nazione.

L'intervento della Commissione, evidentemente, è servito per lanciare lo sprint finale. Perchè il decreto per il recepimento della Direttiva Ue 633/19 nell'ordinamento italiano era praticamente pronto; doveva soltanto essere approvato dal Consiglio dei Ministri. Un’azione che è stata portata a termine giovedì scorso, 29 luglio, su richiesta del ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. Questo significa che i produttori italiani di frutta e verdura potranno presto essere tutelati contro pratiche giudicate sleali come il mancato rispetto dei tempi di pagamento, l’addebitamento di costi per il deperimento della merce, la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali quale ad esempio l’annullamento degli ordini con poco preavviso, le aste elettroniche a doppio ribasso ed i ricarichi di spese per pubblicità dei prodotti non richieste. 



Una sorta di rivoluzione copernicana negli scambi e nelle relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, per garantire contrattazioni il più possibile trasparenti e leali. Ma l’iter governativo non è ancora terminato, come sottolinea lo stesso ministro Patuanelli: “Lo schema preliminare di legge che vieta le pratiche sleali dovrà essere sottoposto, nei prossimi tre mesi, al parere delle commissioni parlamentari per poi essere approvato, in via definitiva, entro la fine dell’anno dal Consiglio dei Ministri. Mi auguro che in questo lasso di tempo si potrà lavorare assieme per migliorare ulteriormente il testo, con l’obiettivo di rafforzare maggiormente la posizione contrattuale della parte più debole, fissando per legge dei criteri capaci di assicurare un prezzo equo al produttore agricolo”. 

Patuanelli, in particolare, ritiene che debba essere sempre sanzionata come pratica commerciale sleale la vendita di prodotti agricoli e alimentari a prezzi inferiori rispetto a quelli di produzione: “La legge delega, sulla base della quale il Governo ha predisposto lo schema di decreto legislativo, non ci ha purtroppo consentito di poter raggiungere questo obiettivo – sottolinea il ministro  Nella delega, infatti, il Parlamento ha previsto il divieto solo per le ipotesi di vendita di prodotti agricoli a prezzi inferiori del 15% rispetto al costo di produzione. Ne ho parlato anche giovedì in Consiglio dei Ministri ed abbiamo tutti assunto l’impegno di eliminare questo riferimento alla quota del 15%: se il Parlamento, in sede di parere o con emendamenti, si pronuncerà in tal senso”.



Lo schema preliminare di legge riconosce inoltre il ruolo centrale all'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari. L’Icqrf viene infatti designato “Autorità nazionale di contrasto, deputata a vigilare l'applicazione delle disposizioni che disciplinano le relazioni commerciali, i divieti stabiliti dalla direttiva e le relative sanzioni”. Sarà inoltre chiamato a “collaborare con le Autorità di contrasto degli Stati membri e con la Commissione europea, anche al fine della reciproca assistenza nelle indagini che presentano una dimensione transfrontaliera”.

Intanto sono arrivati i primi commenti della associazioni agricole. L'intervento normativo è stato fortemente sollecitato da Coldiretti: "Si tratta di una svolta storica per combattere le speculazioni sul cibo dal campo alla tavola in una situazione in cui per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo", dice il presidente Ettore Prandini
Anche Confagricoltura è soddisfatta, ma ritiene che il quadro delle regole a tutela del comparto si possa ancora migliorare. "Come può un quintale di angurie costare un euro, svilendo prodotti e lavoro degli agricoltori?" si chiede il presidente Massimiliano Giansanti. "Per ora abbiamo imboccato una buona strada, quella della valorizzazione, ora occorre percorrerla velocemente e senza deviazioni - prosegue - Sono ancora possibili le vendite sottocosto di prodotti agricoli freschi e deperibili, ma esclusivamente solo nel caso di prodotto invenduto a rischio di deperibilità o per operazioni commerciali programmate e concordate in forma scritta con i fornitori. Così come siamo preoccupati perché non sono state escluse dall’ambito di applicazione del decreto legislativo, a differenza di quanto previsto sinora, le cessioni tra imprenditori agricoli. Alcuni comparti con cicli lunghi, come ed esempio il vivaismo, con i tempi di pagamento così stretti avranno sicuramente difficoltà”.

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