Redea, la cassa che cambia volto all'ortofrutta

Cpr System presenta la nuova soluzione che sostituirà 16 milioni di imballaggi verdi

Redea, la cassa che cambia volto all'ortofrutta
Si chiama Redea e cambierà il volto dell'ortofrutta. Stiamo parlando della nuova cassa progettata da CPR System, una soluzione che nel giro dei prossimi due anni e mezzo andrà a sostituire le attuali casse verdi: 16 milioni di pezzi che saranno rigranulati per essere poi riutilizzati nel nuovo formato.

Efficienza, valore e sostenibilità sintetizzano la rivoluzione del gruppo leader italiano nella produzione, movimentazione, riciclo degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e dei pallet. Una rivoluzione che è stata presentata ieri, in un evento alla Sala dello Stabat Mater dell’Università di Bologna con la partecipazione di tutti i big della filiera ortofrutta, dalla distribuzione alla produzione fino ai servizi.

Il presidente di CPR System Paolo Gerevini ha svelato tutte le novità messe in campo dall’azienda di Gallo (Ferrara): la nuova cassa Redea, il nuovo logo e il completo restyling del sito (www.cprsystem.it).



“Una vera trasformazione a 360° per progettare il futuro - ha dichiarato il presidente Paolo Gerevini - certamente i risultati di questi primi vent’anni fugano ogni dubbio sulla validità e l’efficienza del nostro modello di economia circolare. Oggi siamo chiamati a dare risposte ancora più avanzate e in linea con la necessità urgente di abbassare le emissioni, ridurre l’immissione di rifiuti nell’ambiente, aumentare l’efficienza logistica, digitalizzare. Ebbene, noi ci siamo e abbiamo innovato unendo sostenibilità ed efficienza, partendo dall’enorme know how dei primi vent’anni”.

“Le nuove casse Redea - ha proseguito Gerevini - hanno dimensioni e peso inferiori alle precedenti e questo ci consente una ottimizzazione dei trasporti riducendoli del 20% circa rispetto a prima con un risparmio del 10,3% nelle emissioni di anidride carbonica in fase di trasporto. Il consumo di carburante si riduce dell’1,66%. Parlando sempre di efficienza e sostenibilità risparmiamo il 50% di acqua con i nostri sistemi di gestione. I nostri impianti fotovoltaici generano parte del nostro autoconsumo. Sul fronte della digitalizzazione, Redea è una cassetta parlante,  l’etichetta Smart-Label dotata di codice a barre e un tag Rfid consentono di gestire ed elaborare tante informazioni importantissime per l’ottimizzazione del sistema. La nostra storia - conclude Gerevini - ci ha sempre visti all’avanguardia in Europa su questi temi e direi che lo siamo ancor di più oggi perché la chiave di lettura del futuro sta proprio nella creazione di valore condiviso all’interno dell’intera filiera, valore che coinvolge, l’ambiente, la qualità del prodotto, l’etica con la quale si produce e si distribuisce e che è parte del Dna di Cpr”.



Ma come è nata e per cos'altro si caratterizza Redea? Lo ha spiegato il prof Luigi De Nardo, docente del Politecnico di Milano, dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, dove è stata progettata la cassa Redea. “Il colore più neutro valorizza meglio i prodotti all’interno e la trama grafica elegante e funzionale si ispira alla natura perché è nata elaborando digitalmente la trama di una foglia. Il risultato è stato straordinario. Le celle della cassa Redea hanno la stessa geometria delle macchie nere delle giraffe o la trama degli stomi fogliari. Questa particolare trama, consente una migliore areazione dei prodotti ottimizzando quindi la conservazione”.

E non è casuale che per il lancio della nuova cassa di CPR System si sia messo a fuoco un tema chiave dell’agroalimentare: la nuova dimensione del valore in ottica di efficienza, innovazione e futuro sostenibile, permettendo di trasportare più cassette e riducendo i costi di trasporto, stoccaggio e superficie impiegata.



Su questo tema il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni, ha evidenziato il valore della sostenibilità etico-sociale della filiera agroalimentare, focalizzandosi sull’importanza di “instaurare un dialogo continuo tra tutte le realtà della filiera, dalla produzione alla distribuzione fino al consumatore finale. La sostenibilità è strettamente legata alla comprensione e all’azione da parte di tutti, dal punto di vista sociale, economico e produttivo. Abbiamo l’esperienza diretta di quanto sia importante intraprendere percorsi di tutela della sostenibilità ambientale e difesa della salute dell’uomo che, passo dopo passo hanno portato risultati che ci sono stati riconosciuti anche dai fornitori. Penso alla messa al bando degli antibiotici nelle carni avicole o dell’uso del glifosate. Cooperando insieme innovazioni come quella promossa in questi anni da CPR e un nuovo modello sostenibile in grado di creare valore sono realizzabili e noi di Coop ci crediamo da sempre”.

“Ci sono aree dell’agroalimentare dove questo dialogo virtuoso tra distribuzione e produzione è più facile - ha dichiarato Giuseppe Zuliani, direttore marketing e comunicazione di Conad - la filiera ortofrutta è, in questo senso, grazie anche a CPR, un modello che potrebbe diventare replicabile in tutte le altre. È importante, per l’ortofrutta, che questo dialogo sia un driver per far crescere il settore sul fronte della sostenibilità. Viviamo in una situazione comunitaria che coinvolge tutte le realtà produttive, sociali e statali nel nostro paese, perché questi percorsi di sostenibilità non siano solo storytelling ma azioni concrete all’interno di un contesto valoriale che coinvolga clienti, dipendenti e fornitori”.

Per Raffaella Orsero, vice presidente e Ceo del gruppo Orsero, la svolta in termini di sostenibilità del comparto ortofrutticolo italiano sarà determinata “dalla riduzione della frammentazione e dall’apertura verso il mondo, promuovendo l’efficienza dei processi produttivi, della distribuzione, riducendo lo spreco alimentare e le emissioni. Sarà sempre più necessario per raggiungere la sostenibilità anche economica del settore conoscere l’entità della domanda e la sua segmentazione in modo da poterci organizzare al meglio nella fornitura, senza sprechi. Io penso che sia indispensabile ragionare in termini mondiali  e non stare chiusi nei nostri confini. CPR è un miracolo di coesione della filiera, un caso unico in Italia e penso che sia un modello per tutti”.

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