«Uva pugliese sull'orlo del baratro»

La denuncia della Cia, mentre in Gdo continuano le offerte

«Uva pugliese sull'orlo del baratro»
Da una parte l'ennesimo grido d'allarme della produzione, dall'altra, all'estremo opposto della filiera, vendite ancora a prezzi estremamente contenuti, come i 98 centesimi al chilo di Esselunga per l'uva Italia in cassetta, con uno sconto dichiarato del 40% nel periodo 16-29 settembre.



Cia Puglia, in un comunicato stampa, lamenta "prezzi medi inferiori a quelli dello scorso anno, un aumento della bolletta energetica e dei complessivi costi di produzione fino al 50%". E aggiunge: "Il settore dell’uva da tavola pugliese è sull’orlo di una crisi di sistema". Sotto accusa finiscono la Gdo e gli importatori, cui vengono attribuite "gravi responsabilità nel determinare uno stato di pesante sofferenza del sistema economico agricolo".

“Siamo di fronte a una situazione drammatica”, ha tuonato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani. “Energia elettrica, gasolio, materiali di confezionamento, il costo di ogni singolo elemento per azionare le filiere e produrre sta aumentando: tutto aumenta, tranne i prezzi riconosciuti agli agricoltori per le loro produzioni”. Troppo gravosi anche i maggiori costi degli oneri sociali a tutela dei lavoratori che le imprese italiane pagano rispetto agli altri competitor europei. Cia agricoltori italiani della Puglia chiede un tavolo di confronto alla Regione con la grande distribuzione organizzata.

Dalla Capitanata alla Bat, dall’area metropolitana di Bari ai territori di Brindisi, Taranto e Lecce, le aziende agricole impegnate nella fase iniziale della campagna dell’uva da tavola lamentano disagi crescenti e grandi difficoltà economiche.



“L’uva in moltissimi casi sta avendo difficoltà a compiere l’ultimo stadio della maturazione, a causa del caldo in diverse aree si è in ritardo anche di 20 giorni rispetto ai tempi consueti”, dice Vito Rubino, direttore di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi). “C’è anche una criticità riguardo al grado brix, la percentuale di zucchero, che è basso sia per le uve bianche che per le rosse”. 

“La conferma delle difficoltà arriva anche per il territorio del Barese e della Bat in seguito ai primi riscontri a campione”, la considerazione di Giuseppe Creanza, direttore di CIA Levante. “I prezzi riconosciuti ai produttori non coprono i costi di produzione”, incalza Nicola Cantatore, direttore di CIA Capitanata.

“Per non andare in perdita”, sottolinea Emanuela Longo, direttrice di CIA Salento, “i prezzi da riconoscere ai produttori dovrebbero aumentare almeno del 20% rispetto a quelli attuali”.
Per Carrabba “siamo davvero vicinissimi a un punto di non ritorno che significa disinvestimento, la bandiera bianca issata da produttori impossibilitati a far fronte alle spese se non erodendo i propri risparmi o indebitandosi ulteriormente, aumentando pericolosamente la propria esposizione con le banche. Non c’è più redditività. Si rischia di chiudere, per essere chiari. Serve una presa di coscienza netta, lucida e in totale controtendenza rispetto al ‘sonno’ degli ultimi anni da parte della politica comunitaria e nazionale soprattutto. Le condizioni di disparità e di totale squilibrio tra chi produce i beni alimentari e chi li distribuisce ai consumatori sta uccidendo l’agricoltura".



In Gdo intanto proseguono le offerte, in linea con quanto aveva fatto Eurospin già a luglio; ma c'è anche chi tende a valorizzare il prodotto come Aldi che nella sua comunicazione tradizionale e online fa un simpatico assist all'uva di Canicattì Igp: "Canicattì esiste, mica è il frutto dell'immaginazione", scrive insieme alla proposta commerciale che fissa il prezzo in 1,49 euro il chilo. Come dire che oltre alla "mera vendita" ci può essere di più. Anche nei discount.

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