L'uva da tavola «paga» le nebbie novembrine

L'uva da tavola «paga» le nebbie novembrine
Pessima chiusura di campagna per l’uva da tavola pugliese. “Fino al 31 ottobre, le condizioni climatiche erano state abbastanza buone ed il prodotto presentava un’ottima qualità dal punto di vista sia visivo sia fitosanitario. Nell’ultimo mese di novembre, poi, il clima avverso e in particolar modo le nebbie persistenti ci hanno creato molti problemi, penalizzando il finale della stagione. Si è infatti rovinata la quasi totalità della merce rimasta sulle piante”. Così Giacomo Suglia, presidente dell’Apeo (Associazione dei produttori e degli esportatori ortofrutticoli pugliesi) commenta l’andamento stagionale per l’uva.

In particolare, il comparto produttivo della Regione confidava in un bimestre novembre/dicembre buono per la varietà Italia. Che, fino ad ottobre, non era stata esaltante in termini di vendite. Per questo motivo, tanti produttori avevano lasciato i frutti sulle piante. Invece il tempo si è messo di traverso.
 
“Le nebbie di forte intensità hanno interessato in maniera generalizzata tutti gli areali di produzione, mentre in altre annate i danni erano limitati e a macchia di leopardo – prosegue Suglia – Con l’uva Italia, di solito, riuscivamo a presidiare i mercati fino a tutte le festività natalizie. Quest’anno vedremo cosa riusciremo a fare col prodotto frigo-conservato, ma non è detto che ci sarà la domanda”.

Guardando ad oggi, infatti, la situazione di mercato appena molto ferma. “C’è poco entusiasmo ed i consumi sono bassi anche a causa dei danni alla qualità del clima novembrino”. 

E anche riguardo ai prezzi medi dell’annata c’è poca soddisfazione: “Quest’anno sono stati sempre inferiori alle medie dalla scorsa campagna, malgrado l’incremento dei costi delle materie prime che ci stanno mettendo in grande difficoltà”.

In sintesi, il comparto pugliese dell’uva si prepara ad archiviare una stagione poco appagante. “Per il futuro, la principale preoccupazione dei produttori riguarda i rincari dei costi. Questo potrebbe diventare un problema per tutta la filiera, in quanto sappiamo bene che gli investimenti del settore agricolo sono un fattore fondamentale per l’economia e anche per l’occupazione”.

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