Cimice asiatica, fondamentale l'approccio territoriale

Focus sulle strategie di difesa in un convegno della regione Emilia Romagna

Cimice asiatica, fondamentale l'approccio territoriale
Ha distrutto interi comparti frutticoli, mettendo a dura prova il futuro dei produttori. Stiamo parlando della cimice asiatica, insetto fitofago che ha trovato nei frutteti emiliano romagnoli, come in molti altri areali italiani, il suo habitat ideale. Sugli interventi e le risorse da mettere in campo per sconfiggerla, se ne è parlato ieri mattina nel convegno scientifico “Cimice asiatica: risultati della ricerca in Emilia-Romagna ed esperienze a confronto”.



Il primo progetto scientifico presentato è stato “Cimice.net” ovvero il monitoraggio della cimice asiatica in Emilia Romagna. “Operare un monitoraggio di questo insetto è stato molto complesso, considerato che è presente sul nostro territorio da febbraio a novembre – ha esordito Giacomo Vaccari del consorzio fitosanitario di Modena – siamo partiti esaminando i picchi di presenza delle cimici: la primavera quando gli adulti escono dallo svernamento, il mese di agosto con il picco della prima generazione e il mese di settembre con il picco di seconda generazione.”.
La ricerca si è poi focalizzata sugli strumenti a disposizione, ovvero le trappole specifiche che possono essere ‘a piramide’ o ‘a foglio collato’; entrambe innescate con esche basate sui ferormoni di aggregazione. “Dopo diverse prove – è intervenuto l’esperto – abbiamo capito che quelle a piramide garantiscono un maggior numero di catture: i loro vantaggi sono di attrarre tutti gli stadi di sviluppo, di essere selettive ed efficaci dallo svernamento fino all’entrata nello svernamento“.
Queste trappole hanno però possibili effetti collaterali. Tra questi un aumento del danno causato dalle cimici nell’area limitrofa al punto di installazione e il fatto che diversi fattori ambientali influenzano la loro efficacia: parliamo di grado di complessità dell’agroecosistema, delle specie vegetali presenti, del portamento della pianta; in quest’ultimo caso sono ideali piante meno vigorose e frondose e con una struttura semplificata. “L’ambiente in cui installiamo le trappole, può influenzare il loro livello di cattura – commenta il ricercatore – vanno quindi migliorati il posizionamento e la manutenzione”. Si consiglia inoltre di aggiungere tecniche di monitoraggio attivo come l’ispezione visiva e il frappage. “Il monitoraggio è impegnativo ma utile per individuare i periodi di maggiore presenza della cimice asiatica – ha sottolineato Vaccari – sarebbe importante avere altri strumenti per integrarlo, ovvero monitoraggio territoriale e modelli fenologici”.



Partono da qui i tre obiettivi del progetto cimice.net: creare una rete di monitoraggio, standardizzando la metodologia e la raccolta dei dati relativi alla presenza delle cimici sul territorio regionale, oltre a fornire informazioni in tempo reale e a libero accesso sulla presenza e sullo stato del ciclo biologico della cimice. Ultimo obiettivo è mettere in relazione i dati sulla presenza della cimice con dati e informazioni riguardanti fattori e condizioni ambientali, ovvero tecniche statistiche e intelligenza artificiale.
“Relativamente al primo obiettivo – ha spiegato Vaccari – abbiamo individuato 140 siti nel 2020 e 165 nel 2021: la posizione di ogni sito è stata geo referenziata e sono state raccolte informazioni sulle caratteristiche ambientali presenti nel raggio di circa 200 metri”. A seguire la trappola (AGBio+ dispenser Trécé) è stata collocata ad una distanza compresa tra i 10 e i 20 metri dal frutteto e, quando possibile, in prossimità di edifici, siepi o altre aree rifugio. I rilievi settimanali hanno calcolato il numero di cimici adulte, di neanidi e di ninfe. Su un campione di dieci aziende è stato eseguito il monitoraggio attivo con il frappage. 
Il progetto è arrivato a questo punto al suo secondo obiettivo, quindi fornire i dati aggiornati (suddivisi per provincia, numero di catture e stadio di sviluppo) tramite un unito portale disponibile al pubblico, ovvero big.csr.unibo.it/projects/cimice/monitoring.php
Infine l’ultimo obiettivo, ovvero l’analisi dei dati:  “Tutti i lunedì pubblichiamo un bollettino in cui inseriamo i dati raccolti, confrontandoli con quelli storici - evidenzia Vaccari – nello specifico confrontando le catture degli insetti adulti nei mesi di aprile e giugno 2020-2021, abbiamo evidenziato un picco di presenza leggermente inferiore nel 2021, ma ritardato di circa tre settimane rispetto al 2020.  I dati meteo risultano molto correlati con i dati delle catture, in particolare gradi giorno e ore utile cumulativi determinano fortemente le catture totali di una trappola”.



E conclude: “Il monitoraggio territoriale fornisce informazioni precise sulla fenologia dell’insetto e permette una stima relativa della popolazione. Questo strumento può integrare il monitoraggio aziendale, fornendo supporto alle decisioni di intervento. A conferma dell’importanza di un approccio territoriale al problema, la cimice è un insetto di territorio, ovvero si riproduce  e vive anche e soprattutto al di fuori dei sistemi coltivati. Da questo approccio, si possono derivare informazioni utili anche per l’applicazione degli approcci alternativi, come la lotta biologica e Attract &kill”. Di questi altri importanti progetti, continueremo a parlarne nei prossimi giorni.

A che punto sono gli aiuti per i produttori per i danni subiti? In Emilia Romagna sono in liquidazione 11,5 milioni di euro di interventi compensativi per i danni da cimice previsti per il 2022, che si sommano agli 11,5 del 2021 e ai 40 milioni del 2020, per un totale di 63 milioni di euro. “Gli indennizzi sono un sostegno concreto che abbiamo ottenuto per tutto il comparto colpito da questo dannoso parassita, un aiuto fondamentale che si aggiunge all’impegno regionale col piano di lotta biologica" ha detto l’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi, in apertura del convegno.

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