Bio, sbagliato ragionare per contrapposizione

Nel reparto incide ancora poco. E senza un aumento dei consumi resterà nicchia

Bio, sbagliato ragionare per contrapposizione
Ha fatto parecchio discutere l’emendamento che ha estromesso l’agricoltura biodinamica dalla legge sul Biologico. In termini di fondi economici per gli operatori cambia poco o nulla, più che altro era diventata una questione di principio, in quanto formalizzare legalmente un sistema di coltivazione ideato da un filosofo tedesco agli inizi del Novecento, e che ammette delle pratiche di coltivazione dalla dubbia efficacia scientifica, poteva diventare un precedente pericoloso.

L’aspetto positivo è che una volta tanto si è parlato di agricoltura anche nei mass media, ma poteva essere l’occasione per capire realmente che direzione dare all’agricoltura (e quindi alla ortofrutta) del futuro.

 

Infatti, c’è sempre la tendenza a ragionare per contrapposizione: Biologico Vs Integrato, Biodinamico Vs Biologico, senza dimenticare il Residuo Zero, la new entry in termini di sostenibilità.

La politica non ci viene certamente in aiuto. Il livello di approfondimento dei nostri rappresentanti solitamente non va oltre le frasi fatte sulla protezione del Made in Italy e della salvaguardia del reddito dei nostri agricoltori.

E dire che i temi da approfondire sarebbero tanti. Per esempio l’ampliamento delle superfici biologiche fino al 25% del totale, come insegna la strategia Europea Farm to Fork, che impatto avrà? Solitamente si sente rispondere che già partiamo dal 15-16% e quindi sarà un gioco da ragazzi, visto e considerato la redditività del settore e i tassi di incremento annui. Peccato che buona parte delle superfici Bio sia investita in pascoli montani e oliveti (se sopravviveranno alla Xylella).

L’ortofrutta Bio incide relativamente poco, ma è sicuramente ai vertici in ambito europeo. Proprio l’Europa, in particolare la parte centro-settentrionale, è il mercato di riferimento per l’ortofrutta biologica italiana, e lo sarà ancora per tanto tempo a meno che in Italia non ci sia un incremento deciso dei consumi. Infatti, attualmente frutta e verdura Biologica in Gdo hanno una incidenza all’interno del reparto ortofrutta che non va oltre, mediamente al 2-4% a volume e fra il 4-6% a valore, e il trend è sostanzialmente invariato da 5 anni a questa parte.

 

In questo caso non possiamo nemmeno chiamare in causa i mercati all’ingrosso, in quanto le produzioni Bio che transitano nei posteggi sono minime, mentre i negozi specializzati non se la passano meglio (vedi il caso NaturaSì).

Difficile fare una analisi precisa del Biodinamico, visti i numeri esigui, ma per ora, in Italia, è una nicchia nella nicchia a differenza della Germania.
Chi si sta facendo strada è senza dubbio il Residuo zero. In termini numerici è ancora troppo presto per quantificarlo con precisione, ma vedendo il numero di referenze in costante aumento nei punti vendita della Grande Distribuzione, è facile immaginare un netto incremento nei prossimi anni. 

D’altronde in termini di prezzo è meno costoso del Bio, la qualità estetica sembra migliore, ed il concetto di sostenibilità, o meglio di salubrità, è facilmente intuibile dal consumatore. Poi ci sarebbe da discutere della fattibilità tecnica in funzione della coltura e di altri aspetti connessi alla certificazione. Qui servirebbe un approfondimento da parte del Legislatore, ma visto l’andazzo dubito ne vedremo a breve.

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