Gelo in Puglia e in Romagna, allerta drupacee

Parlano i produttori: «Le perdite potrebbero essere molto rilevanti»

Gelo in Puglia e in Romagna, allerta drupacee
L’ondata di gelo che ha investito l’Italia non ha risparmiato nemmeno la Puglia, dove si sono verificate condizioni proibitive per la fioritura delle drupacee precoci. In particolare, ingenti danni si sono avuti nella zona di Barletta, Cerignola, con perdite di produzione previste fino all’80% su alcuni appezzamenti di pesche, e fino al 100% su albicocco. Nemmeno San Ferdinando di Puglia, zona storicamente poco soggetta a gelate, è stato risparmiato. Si sono salvate le gemme a legno, una speranza per il prossimo anno.
Il cuore della coltivazione di drupacee pugliese si è momentaneamente fermato a causa del gelo, che lo ha colpito a macchie di leopardo, a inizio settimana. I campi di pesche e albicocche hanno riportato danni ai fiori che, in molti casi, sono necrotizzati su tutte le piante, fino alle cime delle chiome. Per la stagione 2022 si prevede un forte calo di produzione e si temono le conseguenze di quello che sarà, ormai, il terzo anno consecutivo rovinato dalle gelate.


Frutticini necrotizzati di pesco cv Patagonia

A rendere maggiori i danni ha contribuito anche il clima mite dei mesi passati che ha causato una uscita anticipata dalla dormienza. A raccontare la situazione a IFN è Nicola Bollino, proprietario dell’omonima azienda agricola, che si occupa principalmente di pesche e albicocche “Avevamo avuto, in passato, anni con gelate più blande, ma quest’anno sembra di essere tornati nel 2018, quando non si è raccolto nulla. Sono state colpite le zone più produttive, con perdite, sulle varietà super precoci, che hanno raggiunto il 90% della produzione, in alcuni casi anche il 100%.” La totale perdita di produzione in particolare ha riguardato la varietà ‘Patagonia’, una nettarina molto precoce a polpa gialla.

Si spera che nei prossimi giorni il gelo dia una tregua, sia per riuscire a quantificare i danni con precisione, sia nella speranza di poter salvare quelle poche partite di frutti precoci che non hanno riportato danni gravi. Lasciano sperare le fioriture delle varietà tardive che, non essendo ancora partite “È ancora presto per togliersi i dubbi sui danni effettivi, inoltre non sappiamo se il gelo sia passato. Per ora sembra che il problema sia abbastanza diffuso, non solo pesche precoci e albicocche, anche le varietà a media maturazione erano già in partenza e il freddo ha bruciato i fiori ancora in bocciolo”, racconta Bollino. Tra queste varietà, che maturano nel mese di luglio, hanno riportato danni gravi ‘Esmeralda’ (a polpa gialla) e ‘Greta’ (a polpa bianca). “Stamattina ho fatto un controllo, aprendo 20 fiori presi nella parte alta della chioma, solo 1 era ancora vitale”, spiega l’agricoltore.
“Nemmeno la strategia che si è dimostrata vincente negli scorsi anni, cioè la coltivazione sotto rete, ha consentito di ridurre i danni da gelo” racconta Bollino “Per i prossimi anni ho già iniziato ad informarmi per installare un sistema di irrigazione antibrina. Se anche in passato non serviva, dal 2018 a oggi mi sarebbe stato utile in 4 anni su 5”. 


Fiore di pesco colpito dal gelo, cv Greta

Sembra che non abbiano riportato danni le varietà più datate, tra cui le ‘Royal’ tardive, che potrebbero ancora salvarsi perché non ancora in fiore, sfortunatamente, l’80% della produzione deriva da cultivar nuove. Se i problemi climatici permarranno anche negli anni a venire, potrà succedere che la peschicoltura del tavoliere torni alle pesche tardive o si sposti su altre colture. “La situazione inizia a diventare pesante, molti produttori smetteranno di produrre in generale o guarderanno ad altre coltivazioni perché si viene da varie campagne in cui non si è raccolto e guadagnato nulla, e pensare ad una produzione in serra è improponibile”.


Anche in Romagna le temperature sono scese sottozero


I fiori delle albicocche bruciati dal freddo, foto di Mattia Onofri

Nei giorni scorsi nelle campagne faentine le temperature sono scese fino a -8 gradi centigradi durante la notte, causando il congelamento di diverse drupacee in fiore. A risentirne in particolar modo sono state le piante di albicocche, i cui fiori sono stati avvolti dal ghiaccio che li ha bruciati.

"Su alcune varietà medio precoci dove a fine della scorsa settimana eravamo al 30-40% di fiori aperti, abbiamo registrato danni che attualmente è difficile quantificare, mentre su altre varietà più precoci che erano in piena fioritura, i danni saranno sicuramente maggiori” spiega a IFN Mattia Onofri, responsabile frutta di Conserve Italiail gruppo cooperativo leader nella produzione di succhi di frutta con i marchi Yoga, Valfrutta e Derby Blue

Nonostante la situazione sia molto variabile in base alle zone e alle varietà coltivate, nel faentino “molti fiori delle varietà precoci, sono diventati color caffellatte, segno che hanno preso una bella ‘botta’ dal freddo” precisa Onofri.
Ad essere maggiormente colpite sono state le varietà precoci e quelle medio tardive che erano già in fioritura: "attualmente siamo in fase di monitoraggio dei nostri campi per quantificare le percentuali di danno - continua Onofri - sicuramente nella zona tra Faenza e Imola lungo la via Emilia, riscontreremo qualche danno in più".

“Spostandoci verso la bassa Romagna in zone come Alfonsine e Bagnacavallo – aggiunge – le albicocche da industria hanno invece registrato problematiche minori, nonostante ad Alfonsine le temperature notturne siano arrivate a -7 gradi centigradi ma ancora in fase di bottone”. 
E conclude: “E’ ancora presto per valutare i danni, considerato che stiamo ancora operando i controlli, abbiamo iniziato oggi (ieri per chi legge, ndr) a verificare i danni lasciati dalle gelate di venerdì e sabato notte. Per quanto riguarda il sud Italia, nella zona tra Cerignola e San Ferdinando, ci segnalano danni su albicocco e pesche e nettarine precoci considerato che le temperature sono arrivate a -2/-4 gradi centigradi ed essendo le fioriture leggermente più avanti.”

I danni sono abbastanza limitati anche nella frazione di Sarna (Faenza) dove ha sede l’azienda di Gabriele Farolfi. “Tutto sommato la situazione è ancora sotto controllo – dice a IFN – c’è qualche varietà che è stata un po’ ‘sbruciacchiata’ ma non abbiamo registrato grossi danni”.
E continua: “Con alcune varietà eravamo in piena fioritura già da dieci giorni: considerato che le temperature sono arrivate a -2/-4 gradi centigradi, i danni sono stati contenuti; a differenza delle zone di pianura dove si sono toccate punte più basse fino a -6/-7 gradi centigradi. Ma il peggio viene adesso, considerato che la scamiciatura è il periodo più delicato, in cui temperature di poco sotto lo zero possono compromettere la produzione”.

Ha collaborato Alice Magnani

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