Kiwi, dai limiti produttivi alle opportunità

A Macfrut il Gruppo di Lavoro Actinidia della Soi: temi e protagonisti

Kiwi, dai limiti produttivi alle opportunità
Se fino al 2011 l'actinidia in Italia ha conosciuto un'importante crescita di superfici (dai 17.000 ettari del 2001 ai 26.000 del 2011, secondo i dati di CSO Italy), poi tra Psa e morìa il kiwi ha vissuto alti e bassi. Oggi sono in produzione circa 24.000 ettari e la produzione commercializzabile dell'ultima campagna è stata di circa 300.000 tonnellate, prorio come quella di vent'anni fa.

Davanti a questo scenario, con nuovi areali che si affacciano sulla scena (vedi Calabria e Campania, ad esempio), varietà che si consolidano (a polpa gialla) e altre che debuttano con successo (a polpa rossa), è lecito interrogarsi sul futuro del kiwi in Italia. Ed è proprio quello che farà la Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana venerdì 6 maggio al Macfrut, quando in Sala Neri a partire dalle 10 organizzerà l'incontro del Gruppo di Lavoro Actinidia: ricercatori ed esperti affronteranno temi economico-commerciali (costi di produzione, il contesto mondiale, marketing e confronto tra i modelli organizzativi per la valorizzazione) oltre ad un’analisi degli effetti dei cambiamenti climatici sulla coltura del kiwi, individuando strategie di contrasto e sfide per il futuro. Relatori di fama internazionale relazioneranno sulle tematiche relative all’actinidia e presenteranno le nuove innovazioni e gli sviluppi del settore per un miglioramento della redditività del comparto.



L’actinidia, infatti, è un comparto con un notevole potenziale di sviluppo se si considera il crescente apprezzamento dei consumatori e il fatto che rappresenta ancora una frazione ridotta della produzione di frutta fresca su scala mondiale. "Il trend positivo delle superfici destinate ad actinidia e delle produzioni su scala globale supporta l’idea che l’actinidia suscita un notevole e continuo interesse colturale e mercantile in tutto il mondo, Italia compresa - sottolinea la Soi in una nota - Oggi l’actinidia comprende una serie di specie e varietà che si differenziano, fra l’altro, per colore della polpa, dimensioni e forma dei frutti; molto sentita è la necessità di differenziare il calendario di maturazione, raccolta e commercializzazione; gli aspetti del post-harvest saranno sempre più strategici per favorire il trading mondiale, nel cui ambito il nostro Paese ha dimostrato di saper giocare un ruolo da protagonista".
 
La vocazionalità dell’Italia per questa specie è ampiamente dimostrata dalla sua collocazione fra i principali produttori mondiali. Tale condizione, unitamente alla buona remunerabilità dimostrata in questi ultimi anni, costituisce una buona base di partenza per un ulteriore sviluppo e potenziamento del comparto. Non va sottovalutato nemmeno il ruolo economico e sociale (per l’intera filiera e per l’indotto), attuale e futuro, del kiwi in Italia.

"La razionalizzazione della tecnica colturale, in un’ottica di sostenibilità e miglioramento della qualità del prodotto, può contribuire all’incremento degli standard produttivi e qualitativi del kiwi italiano e ad un suo posizionamento commerciale competitivo; è però necessario reindirizzare la tecnica agronomica verso questi nuovi obiettivi", rileva la Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana , che con il Gruppo di Lavoro Actinidia coordinato dal prof Cristos Xiloyannis vuole individuare, analizzare e proporre gli aspetti innovativi più funzionali alla filiera, a partire dall’assetto varietale (sempre più dinamico), dalla tecnica colturale, per arrivare a conservazione e commercializzazione.



Venerdì 6 maggio al Macfrut sarà quindi l'occasione per fare il punto su tutti questi aspetti.
L'iscrizione è gratuita per i Soci SOI in regola con la quota annuale.
I non soci SOI possono partecipare alla giornata tecnica iscrivendosi alla SOI al costo di 50 euro e seguire gratuitamente questo e tutti i futuri eventi SOI per l’anno 2022. Link registrazione evento: https://www.soihs.it/kiwi2022/default.aspx
Segreteria organizzativa: gdlsoikiwi@gmail.com.

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