Acque reflue, una nuova vita come fertilizzanti

Il prototipo sostenibile è già stato testato su pesco e pomodoro da industria

Acque reflue, una nuova vita come fertilizzanti
Le acque reflue depurate avranno presto una seconda vita in agricoltura. A studiare un loro utilizzo sostenibile è stato un prototipo realizzato da Hera, Università di Bologna e Irritec
Come riportato nel sito resoilfoundation.com, il progetto nasce con l’obiettivo di ridurre i concimi chimici ed avere una maggiore disponibilità idrica oltre ad un maggiore apporto di nutrienti. Allo stesso tempo, contribuirà a migliorare la qualità della filiera depurativa.

Non è infatti più possibile proseguire con i vecchi modelli di irrigazione: secondo i dati dell’agenzia europea per l’ambiente, in Italia i prelievi di acqua dolce per uso agricolo rappresentano il 50% del fabbisogno idrico totale; numero che in primavera sale anche al 60%. E’ inoltre sempre più frequente il fenomeno di carenza idrica che mettono a rischio oltre un terzo della produzione agricola nazionale, per un danno pari a un miliardo di euro l’anno.

La situazione della desertificazione in Europa – 2a decade marzo 2022.
Indicatore combinato di siccità. Fonte: JRC European Drought Observatory (Edo)
Marzo 2022.

In particolare, l’Università di Bologna ed Enea, insieme al gruppo Hera ed Irritec, hanno sviluppato un prototipo tecnologicamente avanzato in grado di depurare le acque reflue e riutilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati. L’innovazione, che rientra nell’ambito del progetto Value CE-IN, è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sviluppo e Coesione, è stata presentata in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2022.

“La ricerca che abbiamo condotto ha evidenziato l’elevato potenziale del riuso a scopo fertirriguo delle acque reflue depurate, sia in termini quantitativi che nutritivi, sfruttando tecnologie e materiali smart che consentono la gestione dell’irrigazione e della fertilizzazione di precisione - spiega Attilio Toscano, professore di idraulica agraria e coordinatore delle attività sperimentali condotte dal Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Fonti Rinnovabili, Ambiente, Mare ed Energia dell’Università di Bologna - Inoltre, la verifica degli effetti del riutilizzo diretto degli effluenti secondari e terziari sul sistema suolo-pianta ha mostrato, negli studi fin qui condotti, la sicurezza e la sostenibilità di tale pratica”.



Consumo idrico dei tre comparti principali (agricoltura, industria e municipalità), suddiviso per i vari continenti. Dati aggiornati a settembre 2015.
Fonte: Aquastat – Fao’s Global Information System on Water and Agriculture

Pesco e pomodoro tra le colture testate 
Il prototipo dimostrativo è stato realizzato presso l’impianto di depurazione del Gruppo Hera a Cesena, per poi esser testato su un campo sperimentale con 120 colture di cui 66 piante di pesco e 54 di pomodoro da industria. I risultati raccolti a valle della fase sperimentale hanno confermato la qualità delle acque depurate a fini agricoli. “Questi numeri – sottolinea il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del laboratorio Enea di tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui – potrebbero supportare l’applicazione dello schema prototipale a tutti gli impianti di depurazione e la diffusione di pratiche di riuso a vantaggio di tutti gli stakeholder di filiera. L’obiettivo è garantire una fonte idrica non convenzionale e sicura e fornire al contempo un apporto di elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023”.

Buoni propositi per il futuro
Per essere confermati, i risultati dell’attività di ricerca saranno analizzati tramite ulteriori campagne. In ogni caso, il progetto ha contribuito ad evidenziare “la fattibilità di pratiche di economia circolare e simbiosi industriale che favoriscono la conversione degli impianti di depurazione in vere e proprie bioraffinerie da cui recuperare la risorsa idrica primaria, prodotti secondari ad elevato valore aggiunto, come ammendanti e fertilizzanti in grado di garantire un apporto di nutrienti, tra cui azoto, fosforo e potassio, e ridurre il ricorso a concimi chimici di sintesi”.

Foto in apertura: il prototipo per il recupero, la depurazione e il riuso delle acque reflue sviluppato da Hera e dall'università di Bologna rientra nell’ambito del progetto Value CE-IN, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sviluppo e Coesione. Foto: Università di Bologna

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