«Acqua, al sud serve un intervento alle infrastrutture»

Di Silvestro (Op Rossa di Sicilia): «Senza politica non riusciamo a stare al passo col mercato»

«Acqua, al sud serve un intervento alle infrastrutture»
L’approvvigionamento idrico è un problema serio da nord a sud. Se negli areali del nord non piove e le regioni chiedono lo stato d’emergenza, al sud le infrastrutture per l’irrigazione hanno bisogno di un restauro. IFN fa il punto con Giuseppe Di Silvestro, presidente dell’Op Rossa di Sicilia di Caltagirone. 

Non esiste un piano irriguo serio da parte della Regione. Le strutture sono obsolete e non consentono di rifornirsi dell’acqua proveniente dalle dighe in maniera regolare e costante. Viene distribuita tramite canali naturali da cui ognuno attinge l’acqua danneggiando il fruitore successivo. Si instaura quindi una corsa per accaparrarsi l’acqua. Andare avanti così non ha senso – prosegue Di Silvestro – perché abbiamo la risorsa idrica che paghiamo per tutto l’anno ma non utilizziamo al massimo. Siccome non è sufficiente, dobbiamo per forza rivolgerci anche a pozzi privati o consortili pagando quindi due volte”.



Quello che chiede il presidente di Rossa di Sicilia è una riforma dei consorzi di bonifica. “Ora ci sono una serie di finanziamenti a disposizione da utilizzare – rimarca il presidente di Rossa di Sicilia – e l’ideale sarebbe innovare la nostra economia, quindi anche l’agricoltura. Mi auspico – continua – che venga rimodulato un piano di investimenti che permetta alla nostra agricoltura di fare un salto in avanti, a partire dalla gestione dell’acqua”.

Di Silvestro invoca inoltre un maggiore intervento della politica e nuove infrastrutture. “Come aziende ci stiamo rinnovando, ma manca un supporto da parte della politica, sia regionale che nazionale per abbattere i costi e avere l’acqua in tutte le stagioni. Condizioni minime e necessarie per sfidare i mercati che cambiano spesso. Marocco, Turchia ed Egitto fanno grandi esperimenti in campo ortofrutticolo, mentre i nostri territori legati alle eccellenze rischiano di restare indietro. Chiediamo quindi nuovi e seri piani per infrastrutture e logistica e nuovi porti che ci permettano di andare in Europa in modo veloce”. 

L’azienda nata come consorzio e trasformatasi in organizzazione produttori nel 2001 sta realizzando nuovi investimenti sull’arancia. “La Tristeza ci ha obbligato a fare nuovi esperimenti sui portainnesti finché non abbiamo trovato quelli resistenti alla malattia. Ora però a preoccuparci sono altre fitopatie provenienti dal Nord Africa, come il Citrus Greening, per cui cambiare portainnesto non è sufficiente. Servono infatti più controlli nei prodotti importati”. 



Per la campagna degli agrumi, nel frattempo, è presto per fare previsioni, ma non promette troppo bene sul fronte dei quantitativi. “Le piante sono fiorite, ma i frutti hanno subito il fenomeno della cascola dovuto allo stress termico in fase di allegagione. Se la produzione sarà minore, ci guadagnerà il calibro, ma ultimamente il consumatore è più portato ad acquistare il prodotto di pezzatura più piccola perché ha un costo inferiore”. 

Ha collaborato Alessandro Iasevoli

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