Spagna, terra di conquista per l’ortofrutta italiana

Il 40% delle mele importate nel Paese iberico è made in Italy. Balzo del kiwi: i numeri

Spagna, terra di conquista per l’ortofrutta italiana
Nel mondo ortofrutticolo la Spagna e l’Italia sono due competitors conclamati. Però il Paese iberico non fa solo concorrenza all’Italia sulle piazze del vecchio Continente, ma rappresenta anche un importatore di tutto rispetto per l’ortofrutta tricolore, come dimostra l’ultimo approfondimento realizzato dall'Ufficio studi e ricerche di Fondosviluppo per l'Ufficio per le politiche di internazionalizzazione e mercati di Confcooperative.
Tra i principali prodotti ortofrutticoli importati dalla Spagna vi sono le mele con 200 mila tonnellate. Analizzando i dati di UN Comtrade si evince che l’Italia è il principale esportatore di mele in terra iberica (il 40,5% delle mele complessivamente importate) con una quota di 81,4 mila tonnellate che generano all’Italia 92,9 milioni di dollari (+35,5% sul 2020). Dati positivi per il nostro Paese che sottrae spazio a Francia e Portogallo che hanno una tendenza opposta perdendo rispettivamente il -33,2% ed il -25,5%.
Dal 2018 al 2021 le importazioni di mele italiane sono aumentate del 111% a volume e dell’86% a valore.



Tra le pomacee, poi, lo scorso anno le pere italiane esportate hanno avuto una leggera ripresa rispetto al 2020, con un aumento di volume del +37%, considerando anche un aumento totale dell’importazione in Spagna del 31%. L’Italia dal 2017 ha però registrato un calo di oltre il 54% in termini di volumi. Il principale esportatore di pere in Spagna si conferma invece il Belgio con 31 mila tonnellate (+54%/2020).
Dopo le mele chi sventola con maggiore sicurezza il tricolore è il kiwi: infatti, l’Italia si conferma il secondo esportatore dopo la Nuova Zelanda, con 29 mila tonnellate esportate ed un giro d’affari di 46 milioni di dollari. Dal 2017 le esportazioni di actinidia sono aumentate in volume del 40% e in valore del 25%.



Nel 2021 anche le importazioni di uva da tavola sono cresciute dalle parti di Madrid e nonostante un calo in termini di volume del -12% sul 2020, l’Italia si colloca come secondo miglior esportatore per la Spagna dopo il Perù. Attenzione però al prodotto cileno che, di anno in anno, migliora le performance e rischia di scalzare l’Italia.
Per quanto riguarda le pesche e le nettarine la Spagna ha aumentato i quantitativi esteri con un +29% sul 2020. L’Italia in questo scenario si afferma come secondo miglior esportatore con duemila tonnellate registrando incrementi del 416% sul 2020 – ma parliamo di numeri assoluti davvero modesti - e questi dati sono destinati a lievitare considerando le gelate che hanno flagellato la peschicoltura spagnola nell’attuale campagna.



L’Italia si conferma un esportatore di fiducia per la Spagna sia in termini di quantità che di qualità. Gli effetti delle gelate primaverili potrebbero favorire l’export verso Madrid. Intanto, però, l’Italia si gode una campagna delle drupacee con meno pressione spagnola. 

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