Mandorle, come meccanizzare la coltura

Negli impianti superintensivi un ettaro si raccoglie in due ore: il video

Mandorle, come meccanizzare la coltura
Raccogliere un ettaro di mandorle in poco meno di due ore. Non è una boutade, ma è una operazione fattibile negli impianti superintensivi, così come appurato da IFN durante la giornata dimostrativa organizzata da Romagna Impianti, Fruit Net System e Agromillora, che si è tenuta sabato scorso nei pressi di Imola.



L’evento ha visto la partecipazione di numerosi produttori e tecnici, ma non sono mancati ricercatori, e dirigenti di importanti realtà della zona a dimostrazione di come il mandorlo ad alta densità potrà essere una buona opportunità per gli imprenditori ortofrutticoli del Nord Italia.
“Il mandorleto superintensivo – spiega a IFN Michele Zaniboni di Romagna Impianti – sta destando parecchio interesse fra i frutticoltori. D’altronde siamo di fronte ad una coltura totalmente meccanizzabile ed è un fattore non da poco se si considera l’attuale carenza di manodopera del comparto. Inoltre, i costi di produzione e di gestione sono sostenibili. Per esempio, il costo di impianto – chiavi in mano – si aggira sui 15 mila euro/ha, mentre per la gestione annuale si prevede un esborso di circa 5 mila euro/ha a fronte di un incasso di almeno 10 mila euro/ha”.



Un piano fattibile grazie alle innovazioni in campo vivaistico come ha spiegato durante il suo intervento Giuseppe Rutigliano di Agromillora. “L’introduzione di portinnesti nanizzanti come il Rootpack 20 è stata la chiave per poter ideare impianti ad alta densità anche nel mandorlo, dove consigliamo sesti di impianto fra 3-3,30 metri tra le file e 0,80-1,30 metri sulla fila, in funzione della fertilità del terreno. Chiaramente negli areali del Nord Italia la coltivazione del mandorlo è resa possibile grazie a varietà a fioritura tardiva quali Makako, Penta e soprattutto Vialfas, che fioriscono in contemporanea con le pere”.



In termini di tecnica colturale non esistono particolari difficoltà, ma ci sono alcuni accorgimenti da considerare. “E' fondamentale trapiantare le piante su terreno baulato, in modo da evitare ogni tipo di ristagno – illustra Matteo Ferrari di Fruitnet System – in modo che il mandorlo si affranchi velocemente. Il primo anno viene effettuata una potatura manuale per iniziare a 'vestire' la pianta, mentre dal secondo in avanti tutte le potature saranno meccaniche. All’inizio è importante sviluppare la chioma tramite potature meccaniche ripetute ogni tal volta la vegetazione cresce di 20-30 cm, fino a quando la pianta raggiunge l’altezza di 2,50-2,70 metri circa”.



“E' fondamentale – prosegue il tecnico – essere tempestivi nel diserbo, così come bisogna gestire con precisione le principali malattie come la monilia in fioritura e il Polystigma, (malattia fungina tipica del mandorlo); a livello di insetti occorre porre particolare attenzione alle cicaline, mentre Cydia e Anarsia si gestiscono con la confusione sessuale. Infine non sottovalutiamo il ragnetto rosso. Difatti la gestione tecnica dei mandorleti superfitti non è complicata e, se si è tempestivi nelle operazioni, già fra il 3° e 4° anno entriamo in piena produzione che si potrà mantenere fino al 15° anno”.



Dopo aver approfondito tutti i dettagli tecnici relativi all’impiantistica e alla gestione colturale, si è proceduto alla raccolta meccanica attuata tramite una raccoglitrice modello Braud dell’azienda New Holland. Questa raccoglitrice polivalente è sostanzialmente una vendemmiatrice dotata di scuotitori orizzontali, opportunamente modificata, e che è in grado di raccogliere un ettaro di mandorle in meno di due ore, senza lasciare frutti sulle piante, a dimostrazione dell’efficacia di questo metodo.



Una volta raccolte, le mandorle devo essere subito smallate, anche in questo caso meccanicamente, per poi essere essiccate. Così facendo il prodotto è pronto per essere venduto agli operatori commerciali che sono in cerca di mandorle italiane come racconta Cristian Menghetti di Eurocompany: “Ogni anno in Italia consumiamo 50 mila tonnellate di mandorle e solo 10 mila sono coltivate nel Bel Paese. È evidente che ci sono spazi per una filiera italiana che possa dare remunerazione ai produttori”.

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