Patata Starleggia, torna in Lombradia grazie al Crea

Patata Starleggia, torna in Lombradia grazie al Crea
Un gioiello dell’orticoltura che rischiava di essere irrimediabilmente perso viene restituito alla filiera pataticola delle montagne lombarde. La patata di Starleggia viene riscoperta e reintrodotta nel territorio d’origine in un’ottica di valorizzazione e tutela della biodiversità locale grazie al progetto Resilient “Buone pratiche per la salvaguardia e la coltivazione di varietà locali lombarde tradizionali di patata e mais in aree interne. Cofinanziato nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Lombardia, il progetto nasce dalla collaborazione tra l’Università di Pavia, capofila del progetto, il Crea cerealicoltura e colture Industriali, sede di Bologna, l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la comunità montana della Valchiavenna.

Gli obiettivi del progetto Recuperare e risanare cultivar antiche di patata e fornire agli agricoltori che operano in aree interne di montagna e in aree protette naturali, le informazioni e gli strumenti conoscitivi sulle buone pratiche di ri-coltivazione. Queste, in sintesi, la finalità del progetto i cui sviluppi sono stati esposti nei giorni scorsi presso la sede della comunità montana della Valchiavenna (Sondrio). Il convegno, in cui i partner scientifici del progetto hanno illustrato esperienze, risultati e casi studio, si è tenuto in modalità ibrida e ha compreso anche la visita ai campi dimostrativi dove si sta completando il re-inserimento della patata di Starleggia. 

Il contributo del Crea è consistito soprattutto nel processo di recupero delle varietà, che ha reso possibile aumentare le rese dei prodotti. “La riscoperta delle cultivar tradizionali lombarde - afferma Daniela Pacifico, WP leader del progetto per il Crea - non solo consente la valorizzazione di aree di montagna sempre più spesso vittime dello spopolamento, ma fornisce prodotti agricoli a forte valenza territoriale e caratterizzati da un’alta qualità organolettica e nutrizionale”. 
Il passaggio più difficile in questa attività è stato il risanamento ovvero l’ottenimento di tuberi che fossero privi delle fitovirosi accumulatesi in decenni di moltiplicazioni, operate in loco dagli agricoltori del luogo. Infatti, nella coltivazione della patata è importante usare semi di adeguata qualità fitosanitaria ma i pataticoltori spesso sottovalutano l'importanza di usare tubero-seme certificato, pertanto, una delle finalità del progetto è stata proprio quella di aumentare la consapevolezza che l'utilizzo di tubero-seme sano, ad esempio a bassissima infezione virale, significa maggiore resa ad ettaro e quindi maggiore guadagno per l'azienda agricola.

Prospettive Future Questo progetto pilota avrà un'immediata ricaduta economica sul territorio e darà impulso al ripristino di territori ormai abbandonati, che verranno destinati alla coltivazione di ecotipi quasi "estinti". Inoltre, la definizione di protocolli di risanamento e di verifica della possibile propagazione in loco di tuberi sani, definisce un processo applicabile in futuro ad altri ecotipi italiani che potrebbero essere reintrodotti e avviati alla produzione, valorizzando così la loro tipicità geografica. 

Per maggiori info visita il sito web di progetto: resilient.unipv.it/ 

Fonte: Ufficio stampa Crea