Fertilizzanti tra prezzi elevati e incognita disponibilità

Il nodo disponibilità, i produttori rallentano. Incognite e prospettive

Fertilizzanti tra prezzi elevati e incognita disponibilità

C'è il nodo energia - che affronteremo anche allo Speciale Frutta&Verdura con Davide Tabarelli (clicca qui per saperne di più) - ma c'è anche il nodo fertilizzanti. E le due cose sono strettamente collegate. Il gas è fonte di energia ma anche materia prima per le aziende che li producono: per questo c'è molta apprensione tra gli agricoltori sia per i prezzi che per la disponibilità di questi mezzi tecnici.

C'è chi ha fermato la produzione come il colosso Yara, che a Ferrara produce ammoniaca ed urea. "I prezzi, già in forte rialzo dopo il Covid, sono diventati insostenibili", ha detto la scorsa settimana ad Affari&Finanza di Repubblica il direttore di stabilimento Giuseppe Piemontese.

La multinazionale norvegese non è l'unica ad aver rallentato la produzione, ma diverse altre realtà - grandi e medie - del Vecchio Continente hanno preso la stessa decisione. "Se le marginalità non tornano a livelli accettabili non possiamo ripartire, sarebbe come buttare i soldi dalla finestra", evidenzia Piemontese.

Cosa succederà in futuro? Difficile dirlo ma per il numero uno di Assofertilizzanti-Federchimica, che in Italia rappresenta 61 imprese produttrici e il 90% del mercato, le scenario è di grande incertezza. "Il fermo degli impianti, per ora limitato, senza interventi potrebbe allargarsi notevolmente con evidenti ripercussioni sia sul piano dell’approvvigionamento al sistema agricolo, sia sul piano occupazionale - avverte sulle pagine di La Repubblica Giovanni Toffoli - Le imprese proseguono nel tentativo di riuscire a soddisfare la domanda in modo sostenibile, ma è fondamentale che tutte le decisioni assunte dalle istituzioni nazionali ed europee, come quelle relative ai piani di riduzione della domanda di gas, tengano in considerazione il ruolo strategico dei fertilizzanti, come è accaduto nelle fasi iniziali della pandemia".

L'approvvigionamento dall'estero va col freno a mano tirato: al Porto di Ravenna nei primi sette mesi dell'anno sono approdate 800mila tonnellate di fertilizzanti, in calo del 15% sullo stesso periodo del 2021. Meno disponibilità e prezzi che aumentano.
Il fertilizzante più richiesto, il 18-46, con azoto e fosforo, è passato dai 645 euro per tonnellata dell’anno scorso ai 1.100 di oggi, annota Affari&Finanza. L’urea granulare da 440 a 900 euro, il Cloruro di potassio - uno dei fertilizzanti più economici - da 440 euro di settembre 2021 a 940 euro adesso.

Aumenti che si scaricano sulle spalle degli agricoltori. "L’aumento è scattato prima della guerra, anche per ragioni speculative, poi è tornato a crescere col boom dell’energia – commenta Nicola Gherardi, componente della giunta nazionale di Confagricoltura – Oggi il prezzo è dettato da dinamiche che non riusciamo a capire, ed è insostenibile per un’impresa agricola. Bisognerebbe valorizzare alcuni sottoprodotti che possono in parte sostituire i concimi tradizionali e sostenere la ricerca scientifica. Sono interventi non risolutivi nel breve periodo, per questo chiediamo prima di tutto un tetto al prezzo dell’energia".