BENE L’EXPORT NEL 2012 MA SERVE UN SALTO DI QUALITA’… CON MARCO SALVI – PRESIDENTE FRUITIMPRESE

BENE L’EXPORT NEL 2012 MA SERVE UN SALTO DI QUALITA’… CON MARCO SALVI – PRESIDENTE FRUITIMPRESE
Della CasaPresidente, i primi dieci mesi per l’export ortofrutticolo nazionale sono stati positivi, ma siamo abituati ad un andamento altalenante per effetto della congiuntura. Anche in questo caso è il risultato della ciclicità o abbiamo acquisito una nuova competitività?

Salvi – Di certo negli ultimi anni il nostro sistema ortofrutticolo ha fatto passi avanti nell’export ma, purtroppo, ancora l’evoluzione in termini quantitativi e di valori delle attività commerciali fuori dall’Italia è dominata dalla congiuntura; gli esempi innovativi virtuosi non hanno ancora dimensioni sufficienti a influenzare i dati generali. Abbiamo avuto una stagione negativa sugli agrumi, per cui è calato l’export ed aumentato l’import, mentre le buone quotazioni sulla frutta fresca, insieme a un debole apprezzamento sui volumi, hanno sostenuto il dato complessivo.
Per aumentare la nostra competitività e fare un salto di qualità ci serve un nuovo approccio sistematico, che faccia forza sul valore del Made in Italy insieme ad un maggior spirito di aggregazione che metta a valore le nostre eccellenze. Senza una qualità distintiva i mercati internazionali tenderanno a privilegiare la proposta a prezzi più bassi, terreno dove con le nostre caratteristiche strutturali facciamo fatica ad eccellere. A questo proposito è necessaria una sottolineatura anche per il mercato interno. Concordo con quanto Lei diceva qualche giorno fa a Marca sull’impossibilità di modificare i consumi agendo sulla leva prezzo poiché si tratta di prodotti a domanda rigida. La priorità di tutto il sistema ortofrutticolo nel 2013 deve essere il recupero dei consumi in Italia e in Europa, questo è possibile solo creando valore  e su questo piano si devono confrontare produttori e distributori.

Della CasaA suo avviso, su quali priorità dovremmo puntare per cambiare marcia sul mercato internazionale?

Salvi – Prima di tutto sulla qualità distintiva delle nostre produzioni in termini di garanzie igienico-sanitarie e di tracciabilità; teoricamente è un prerequisito per i prodotti alimentari ma nella pratica non è così e con frequenza si scopre che non tutti i prodotti sono poi così sicuri. Secondo, ma non in ordine di importanza, puntare sulle produzioni su cui le nostre masse critiche ci permettono di essere un riferimento sul mercato internazionale. Mi riferisco, solo a titolo esemplificativo, alle mele, alle pere, al kiwi, all’uva da tavola, al pomodoro e a tanti altri frutticoli e orticoli. In terzo luogo ripensare in chiave strategica ad alcune produzioni, come pesche, nettarine, fragole e agrumi, dove fino a pochi anni fa eravamo un riferimento a livello internazionale mentre, oggi, siamo prevalentemente concentrati sul mercato interno. Queste produzioni vanno riviste e posizionate in base a quello che si può realmente fare rispetto ai competitor. Se non si ha un calendario commerciale sufficientemente ampio è difficile gestire il mercato e si possono presidiare solo periodi di nicchia. Serve un approccio nazionale per poter parlare con forza ai sistemi distributivi e di consumo delle aree di export selezionate. Le singole aziende possono ben poco.

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