False mele bio Esselunga, ecco perché il video virale è una bufala

Lercker (Università di Bologna): cere naturali, sarebbe bastata un'analisi di laboratorio

False mele bio Esselunga, ecco perché il video virale è una bufala
Sono oltre 330 mila le visite che il video qui sotto ha raccolto in un paio di mesi su youtube e oltre 1 milione le visualizzazioni su Facebook. L'autore tenta di dimostrare che su mele biologiche vendute da Esselunga sono stati eseguiti trattamenti a base di cera, che insinua essere tutt'altro che naturale. La redazione di Italiafruit News ha deciso di andare a fondo alla questione interpellando esperti di settore per fare luce sui temi sollevati.



Il blogger afferma, a conclusione della sua sperimentazione, che il prodotto ottenuto dallo sfregamento della buccia della mela non è una sostanza naturale ("sicuro che non è una cosa naturale") e tenta di dimostrarlo basandosi sull'odore di paraffina o sciolina che questo emette a seguito della combustione.

Il parere della scienza

A questo proposito abbiamo interpellato Giovanni Lercker, Professore ordinario della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna, co-autore di oltre 500 pubblicazioni ed esperto in composizione e analisi delle sostanze grasse dei principali prodotti alimentari (anche sottoposti a conservazione). "E' opportuno premettere che nelle mele, più che in altri frutti, l'epidermide è ricoperta naturalmente da una patina di materiale ceroso costituito in prevalenza da composti organici particolari (suberine e cutine): acidi grassi liberi, alcoli grassi e idrocarburi oltre a sostanze cerose vere e proprie prodotte spontaneamente. La funzione di questi composti è di ridurre la velocità della perdita di acqua dal frutto e di proteggerlo da patogeni in campo (ma attivi anche nel post-raccolta)".


Il Prof. Giovanni Lercker, Università di Bologna

Stark Delicious più cerosa? E' naturale

La quantità di suberine e cutine varia in relazione alla varietà. "Rispetto a prove di strofinamento similari su altre cultivar è lecito ritenere che la Stark Delicious (la mela in oggetto del video ndr) contenga quantità maggiori di questa patina cerosa" afferma il professor Lercker ed è chiaro come "un consumatore non dovrebbe temere per la salubrità della mela guardando questo video perché sono cere naturalmente prodotte dalla pianta e presente anche su altri frutti".

Sarebbe bastata una semplice analisi

Se il blogger avesse voluto validare le sue conclusioni avrebbe potuto avvalersi di un'analisi di laboratorio (ad esempio di tipo gas cromatografico) dell'estratto della buccia del frutto. "La tecnica permette di riscontrare l'eventuale presenza di cere non naturali"– continua il professore- "verificando, ad esempio, la presenza di sostanze idrocarburiche derivanti dal petrolio. Per struttura esse sono simili a quelle prodotte dalla pianta nella buccia del frutto, ma differiscono per il fatto che nelle sostanze derivanti dal petrolio le catene idrocarburiche hanno un numero totale di atomi di carbonio sia pari che dispari mentre nelle catene di idrocarburi prodotti dalle piante il numero di atomi di carbonio è prevalentemente dispari".

Odore Simile ma Cere Diverse

Dunque "l'odore alla combustione può essere chiaramente riconducibile a quello delle paraffine perché strutture paraffiniche sono naturalmente presenti nell'epidermide della mela, sia nella forma di idrocarburi sia in quella di acidi grassi e alcoli grassi a lunga catena. Quello che non è lecito è affermare cose di questo genere solo sulla base di prove di fusione e combustione".

Disinformazione 

Siamo dunque di fronte ad un caso di disinformazione che può influenzare il consumatore medio. Le conclusioni a cui giunge l'autore del video sono assolutamente infondate da un punto di vista scientifico e tecnico. Purtroppo in questi casi si fa leva sulla non conoscenza dei consumatori che possono farsi influenzare da video come questi, che destano stupore e scalpore. Informarsi ed avere una mentalità critica è pertanto fondamentale per districarsi nel complesso mondo di internet.

Ci sono le condizioni, a nostro avviso, per esercitare il diritto di rettifica.


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