Pere, è allarme per l'invasione della cimice marmorea

Situazione critica nel Modenese. L'assessore Caselli scrive a Martina e Galletti

Pere, è allarme per l'invasione della cimice marmorea
Basta una puntura, con l'iniezione della saliva, e il frutto non è più commerciabile o marcisce. E' la cimice cinese (Halyomorpha halys - volgarmente chiamata "cimice marmorea"), che sta provocando molti danni soprattutto nella provincia di Modena, ma la sua presenza è stata attestata anche in provincia di Reggio Emilia e di Bologna, in Lombardia e in Piemonte. Le pere sono il frutto su cui si è avventato maggiormente, in particolare nelle zone di San Cesario sul Panaro, Spilamberto, Castelfranco fino a Nonantola. La specie è invasiva ed è in grado di produrre danni alle produzioni agricole (alberi da frutto in particolare) e alle piante ornamentali. Lo evidenzia un servizio del TG Regionale dell'Emilia Romagna, andato in onda lunedì sera. Anche il TG1 Economia, ieri, ha dedicato un servizio alla cimice "killer".

In Emilia Romagna questa cimice è arrivata nel 2012, importata dall'estremo oriente, ma solo durante l'estate 2015 è cresciuta in modo esponenziale. In alcune aziende della provincia di Modena i danni sulle pere prococi sfiorano anche l'80-90%. Ancora oggi la Halyomorpha halys non ha antagonisti e resiste bene a molti insetticidi, ma alcuni rimedi sono stati già adottati come l'utilizzo di trappole di aggregazione (Per ulteriori approfondimenti si legga il nostro articolo "Cimice marmorea, diffusione senza sosta" del 27 gennaio 2015). Per fronteggiare questa nuova emergenza, il Servizio fitosanitario regionale ha già concesso alcune deroghe per poter impiegare, nel rispetto dei disciplinari di produzione integrata e dunque dell'ambiente e della salute dei consumatori, prodotti dotati di una adeguata attività nei confronti della cimice asiatica.

L'assessore all'agricoltura dell'Emilia Romagna Simona Caselli, informa al TGR Emilia Romagna che sta valutando se ci sono le condizioni per richiedere lo stato di calamità naturale (Legge 102), "ma in realtà questo ci consentirà di avere solo degli sgravi fiscali o contributivi" sottolinea. Quello che possiamo fare in più – dice l'assessore – è cercare di favorire la ristrutturazione del debito con le banche per chi ha avuto più danni e fare altre manovre di sostegno tramite Psr. E' inoltre in corso uno studio dell'Università di Modena e Reggio, dei Consorzi fitosanitari regionali e del Servizio fitosanitario dell'Emilia-Romagna per individuare strategie di controllo sostenibile che vadano oltre la fase tampone iniziale.
"Stiamo seguendo con attenzione l'evolversi della situazione attraverso i tecnici del Servizio fitosanitario regionale" ha commentato ieri l'Assessore. "Oltre al monitoraggio, stiamo supportando gli agricoltori nell'individuare le più efficaci misure di contrasto, mentre ho già provveduto a scrivere ai ministri delle Politiche agricole Martina e dell'Ambiente Galletti, per valutare anche azioni a livello nazionale, tra cui la possibilità di introdurre un antagonista naturale. Come Regione stiamo anche predisponendo un depliant informativo per i cittadini".

Va comunque precisato che l'insetto non punge, non trasmette malattie né all'uomo né agli animali e il fastidio che può provocare alla cittadinanza è rappresentato, oltre che dal caratteristico odore, dalla sua abitudine ad aggregarsi in grandi numeri all'interno delle strutture anche residenziali, limitrofe alle zone colpite.
 
Intanto, il Consorzio fitosanitario di Modena riferisce che da alcune settimane sta rilevando incrementi consistenti di miridi, i quali stanno complicando ulteriormente la situazione delle pere. "L'aumento delle popolazioni dei miridi, riscontrabili nell'erba medica, nel sorgo, nel mais, nella soia e in molte altre colture nonché incolti, risulta una ulteriore conferma al fatto che l'andamento stagionale estivo piuttosto anomalo, abbia favorito l'evoluzione di molti insetti, fra cui moltissimi eterotteri – si legge in un comunicato del Consorzio fitosanitario di Modena -. La migrazione delle popolazioni dei miridi, che avviene in successione allo sfalcio della coltura, comporta lo spostamento di consistenti popolazioni che possono ricoverarsi, anche per tempi limitati, nei frutteti limitrofi. In queste condizioni – conclude il Consorzio fitosanitario di Modena - anche i miridi possono pungere i frutti all'atto del nutrimento, causando ulteriori danni alle colture".

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