Minirossa sfoggia il suo «vestito» nuovo

Colombi spiega il successo dei cartoni monodose. E pensa a pomodoro e peperone

Minirossa sfoggia il suo «vestito» nuovo
Lanciati da poche settimane come “nuovo abito” della anguria Lamboseeds Minirossa, i cartoni monodose hanno subito ricevuto riscontri positivi, sia da parte dei produttori - che vedono valorizzata la loro minianguria - sia dei consumatori, che ne apprezzano praticità e maneggevolezza.

“Nuovi per grafica e logo – spiega a Italiafruit News Sandro Colombi, direttore commerciale Lamboseeds - li abbiamo pensati e realizzati per l’estate 2016 insieme ai nostri clienti, sfruttando la scia del successo del nuovo marchio Minirossa (vedi nostro articolo precedente)”.

“Parlo volutamente di successo, perché si tratta di un esempio virtuoso di collaborazione lungo la filiera produttiva – da chi produce il seme, a chi lo coltiva, fino a chi lo vende – a garanzia di un prodotto ai massimi livelli per qualità e freschezza. La Minirossa è una minianguria unica nel suo genere e, per proteggere le sue ineguagliabili caratteristiche qualitative da eventuali falsi, abbiamo pensato al marchio caramella. Idea che i nostri principali clienti hanno dimostrato di apprezzare e di volere sostenere, anche perché li aiuta a differenziarsi. Fanno parte del progetto Minirossa aziende del calibro di Agricola Don Camillo, Malavasi Agostino e Ortofrutta Castello”.

In questi giorni sono partite in Sicilia le prime raccolte, che proseguiranno tutta l’estate. “I primi frutti - continua Colombi - mostrano già un’ottima qualità. Elevato il tenore in zuccheri, intenso il colore della polpa e, da non dimenticare, alto il contenuto di licopene. E tutte le catene del Nord-Est hanno già mostrato di gradire”.

“Collaborando con l’intera filiera, Lamboseeds sta dimostrando che l’innovazione varietale, abbinata alla sicurezza di un prodotto tracciato e garantito per le sue caratteristiche uniche, se comunicata nel modo giusto, può raggiungere e stupire il consumatore. Insomma, può fare la differenza. Per questo motivo – conclude Colombi – stiamo ripetendo l’esperienza anche per altre colture, quali pomodoro e peperone”.

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