Presentato a Bruxelles il progetto Life Climate changeEr

Presentato a Bruxelles il progetto Life Climate changeEr
Il Progetto Life Climate changER, coordinato dalla regione Emilia Romagna con la collaborazione di partner rappresentativi di tutto il sistema agroalimentare regionale (Crpa, Crpv, Arpa E.R, Barilla, Coop Italia, Granarolo, Apo Conerpo, Cso Italy, Unipeg/Inalca, Parmareggio) ha studiato e messo a punto, in due anni di attività, modelli produttivi e "Buone Pratiche" atte a ridurre le emissioni di gas effetto serra da parte dei sistemi agricoli della regione.

Un progetto complesso ed integrato tra le diverse filiere produttive che caratterizzano l'offerta agroalimentare regionale, presentato a Bruxelles per evidenziarne la valenza e le potenzialità di utilizzo anche al di fuori dell'area territoriale emiliano romagnola.

In occasione del convegno di presentazione sono state proposte alla valutazione degli stakeholders e dei policy makers le specifiche buone pratiche di mitigazione, efficaci senza ridurre la produttività sia in termini di quantità che di qualità. 

L'obiettivo del progetto è quello di diminuire di 0,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, le emissioni di origine agricola dell'Emilia Romagna per le colture destinate all'industria alimentare come il pomodoro e il grano duro, la frutta, la carne bovina e il latte sia fresco che utilizzato per la produzione di Parmigiano Reggiano.

"Con il Progetto Life Climate changER abbiamo individuato obiettivi precisi e quantificabili delineati nel quadro della Strategia Europa 2020 – dichiara l'assessore regionale all'agricoltura Simona Caselli – I risultati dimostrativi hanno determinato gli indirizzi di Governance per la programmazione del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020  e questo potrà contribuire alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio prevista della Strategia Europa 2020".

La possibilità di dimostrare l'impatto favorevole di buone pratiche per la mitigazione del cambiamento climatico su un sistema agricolo intensivo, ma già attento alla protezione dell'ambiente, come quello emiliano-romagnolo, rappresenta un modello di grande utilità anche per gli altri Paesi dell'Unione Europea. Infatti, il sistema agricolo dell'Emilia-Romagna è caratterizzato da colture diffuse in molte altre regioni europee (cereali, produzione di latte e carne, frutta e ortaggi) e questo costituisce un elemento favorevole alla possibilità di estendere anche ad altri territori il modello tecnico e organizzativo delineato nel progetto, contribuendo così a creare una ricaduta positiva sotto il profilo ambientale per tutta l'agricoltura comunitaria.

L'associazione tra l'emissione di gas serra e i cambiamenti climatici è consolidata e induce l'aumento della temperatura, l'innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai.

Gli effetti del cambiamento climatico descritti a livello globale sono percepibili anche per territori definiti come l'Europa e l'Italia, dove nel corso degli ultimi 200 anni la temperatura dell'aria è cresciuta di circa un grado per secolo. Anche l'analisi su scala regionale evidenzia per Emilia-Romagna chiari segni di cambiamento del clima, soprattutto negli ultimi 25 anni, con le temperature aumentate di quasi 2°C in poco più di 40 anni e con una evidente impennata dall'inizio degli anni '80. Le precipitazioni sono in contrazione, anche se in maniera altalenante. Ma la regione sta dedicando un grande impegno su questo fronte con oltre il 40% delle risorse del Psr (1.190.000.000 di €) dedicate alle misure agro-clima-ambientali coinvolgendo 230.000 ettari, pari a più del 20% della Sau regionale, già sottoposti a impegni, in una logica che tende all'integrazione tra produzioni vegetali e animali.

Tra le pratiche sostenute attivamente dalla regione la gestione delle deiezioni con modalità che riducono l'emissione di gas effetto serra, o il loro utilizzo come risorsa per migliorare la sostanza organica dei terreni e per ridurre l'uso dei concimi di origine chimica; ancora, l'utilizzo di tecniche biologiche di difesa dalle fitopatie per ridurre l'uso dei fitofarmaci. Queste e altre misure portano a una riduzione della carbon footprint dei sistemi agricoli con un evidente impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Un effetto volano che troverà ulteriore amplificazione grazie alla possibilità che le buone pratiche messe a punto con il Progetto Life Climate changER rientrino negli accordi commerciali delle imprese partner con i fornitori coinvolti.

Fonte: Cso