Unicoop Tirreno taglia 20 negozi

Con il piano di rilancio la rete nazionale si ridurrà del 20%

Unicoop Tirreno taglia 20 negozi
Tira brutta aria attorno al piano industriale 2017-2019 di Unicoop Tirreno, gruppo distributivo in crisi che, negli ultimi sette anni, ha accumulato perdite per oltre 100 milioni di euro.

Nel prossimo triennio, il retailer dovrebbe chiudere dodici negozi sottoperformanti e cederne altri otto, apportando un taglio al personale di 481 esuberi a tempo pieno. La dimensione della rete, così, scenderà di circa il 20% rispetto ad oggi.

Le chiusure indicate nel piano di rilancio riguardano sei Pdv in Toscana – Livorno, via Mastacchi; Grosseto, via Pirandello e via Pisacane; San Vincenzo, piazza Fratelli Serini; Gavorrano, piazza IV Novembre; e Porto Santo Stefano, via Lambardi – cinque in Lazio – Acquapendente, Vallerano, Roma, via Bettini; Pomezia, via Cavour; e Velletri – e uno in Umbria, a Orvieto; mentre sono candidati alla cessione quattro centri toscani (tre a Lucca e uno a Sticciano), due laziali (Tuscania e Montefranco) e gli ultimi due store rimasti in Campania, a Napoli (via Arenaccia) e Santa Maria Capua Vetere (via Galatina). Tra gli acquirenti più papabili figurano Distribuzione CentroSud e Coop Amiantina.

"Non si tratta di una manovra lacrime e sangue", secondo il direttore generale di Unicoop Tirreno, Piero Canova. Ma i sindacati dei lavoratori nelle ultime ore sono andati all'attacco e hanno già annunciato un pacchetto di scioperi. In realtà, come spiegano diverse sigle, perderanno il posto più di 600 persone se si considera che circa il 50% degli attuali dipendenti ha un contratto a tempo parziale. A ciò va aggiunta la decisione del gruppo di annullare il contratto integrativo, che porterà paghe più basse. La situazione, ora, rischia di diventare sempre più complicata. Con risvolti tutti da identificare.

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