Nocciolo in Emilia-Romagna, si può fare

Ferrero: filiera in forte espansione, non è una moda passeggera

Nocciolo in Emilia-Romagna, si può fare
In Emilia-Romagna è possibile sviluppare una filiera corilicola di qualità, in grado di dare soddisfazioni agli agricoltori e garantire elevati standard all'industria, vero motore della richiesta di nocciole sul mercato.
Del possibile sviluppo del settore corilicolo se n'è parlato ieri al Macfrut durante il convegno “Il nocciolo: una filiera agroindustriale in espansione” organizzato da Regione Emilia Romagna in collaborazione con Ferrero.



“Già da un anno stiamo lavorando con Ferrero al Progetto Nocciolo Italia per valutare il potenziale di questo frutto nella nostra regione – ha spiegato l’assessore all’agricoltura Simona Caselli – Crediamo sia un'interessante possibilità di diversificazione per le imprese agricole. In Emilia-Romagna una vera filiera non esiste, ma dalla mappa dell'attitudine alla coltivazione della nocciola emerge come la zona a sud della via Emilia sia vocata, a patto che il terreno non presenti pendenze eccessive, perché si ostacolerebbe la meccanizzazione”.
Il convegno sul nocciolo ha calamitato l'attenzione di tantissimi agricoltori, che hanno affollato la sala. I motivi di tanto interesse sono riassunti dalla stessa Caselli, quando spiega il perché la Regione si è fatta parte attiva di questo progetto. “Quella di Ferrero è una proposta basata su un contratto di filiera medio-lungo, consente di fare programmazione ed è sostenibile dall'Ocm, tanto che potrebbe essere finanziabile già nel 2018”.



Fabio Piretta, project manager di Ferrero, ha evidenziato come per coltivare il nocciolo serve un terreno ben definito (profondo, ben drenato e scarsamente calcareo), la volontà di intraprendere un investimento iniziale consistente e una cura continua che porta i suoi primi frutti solo dopo 4 anni. A sostenere il lavoro degli agricoltori le Organizzazioni di produttori, che rappresentano un’interfaccia ideale per il sistema industriale, garantiscono organizzazione della produzione e salvaguardia del territorio, oltre a una assistenza tecnica capillare.
“La qualità è una delle pietre miliari per la produzione industriale – ha detto Piretta – per questo siamo partiti dal comparto vivaistico per avere piante qualificate e certificate. Con il contratto di filiera riusciamo a mitigare la volatilità dei prezzi, che per una realtà multinazionale è sempre difficile approcciare. La filiera corilicola è in forte espansione ed è un'opportunità per l'Emilia-Romagna: non è una moda passeggera, ma un progetto a lungo termine”.

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