Sacchetti a pagamento, ecco come cambiano le abitudini degli italiani

Monitor Ortofrutta, il sondaggio in esclusiva: virata verso il confezionato

Sacchetti a pagamento, ecco come cambiano le abitudini degli italiani
AGGIORNAMENTO DEL 21/01/2019 – Nielsen conferma le previsioni formulate un anno fa da Agroter sull'effetto eco-shopper

La ricerca del Monitor Ortofrutta di Agroter che trovate qui sotto ha avuto un grande riscontro sui media italiani e, per prima, ha anticipato i trend di consumo del 2018 che poi si sono verificati, tra cui il marcato spostamento da ortofrutta sfusa a prodotti a peso imposto.
Un trend confermato, a un anno di distanza dalla pubblicazione della ricerca Agroter, sia dai dati del retail panel di IRI (clicca qui per leggere la nostra notizia) che dai dati Nielsen. Secondo questi ultimi, nel 2018 le vendite di ortofrutta in Gdo sono diminuite dello 0,7% e questa flessione è da imputare al calo fatto registrare dai prodotti a peso variabile (-5,5%), che solo in parte è stato compensato dall'aumento del peso imposto (+4,6%). Il passo indietro dell'ortofrutta sfusa - secondo Nielsen - è da imputare a una diminuzione della spesa dei consumatori alto-acquirenti; mentre i basso-acquirenti, rispetto al 2017, hanno orientato le scelte di consumo maggiormente verso i prodotti a peso imposto. Lo spostamento più marcato tra sfuso e confezionato secondo le rilevazioni del passato alle casse di IRI si è manifestato all'introduzione dei sacchetti a pagamento, tra gennaio e febbraio 2018, proseguendo poi durante l'anno.
Nilesen ha inoltre svolto una survey sull'effetto dell'introduzione dei sacchetti eco-bio a pagamento per l'ortofrutta sfusa (Consumer Panel Nielsen, dicembre 2018), che conferma quanto rilevato da Agroter nel gennaio 2018. Infatti il 23% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza d'accordo con l'affermazione "da quando ci sono questi sacchetti tendo a comprare frutta e verdura in canali diversi da super e ipermercato" (per il Monitor Ortofrutta erano il 21% dei consumatori).
Sempre secondo Nielsen il 14% degli italiani ha ridotto l'acquisto di ortofrutta sfusa e infine se nella rilevazione Agroter di gennaio 2018 il 46% degli intervistati sosteneva che il provvedimento degli eco-shopper a pagamento era inutile o negativo, per Nielsen ben il 54% dei consumatori trova "che far pagare (anche se poco) questi sacchetti ai consumatori sia inaccettabile".



L'introduzione degli shopper a pagamento per l'ortofrutta sfusa ha cambiato le abitudini di consumo degli italiani. Emerge da un sondaggio realizzato dal Monitor Ortofrutta di Agroter in collaborazione con Toluna, che ha analizzato la reazione avuta nei primi dieci giorni dell'anno dai consumatori davanti a questa novità.

Tra i risultati più eclatanti dell'indagine - una Cawi condotta sull'intero territorio nazionale e rappresentativa della popolazione italiana - c'è uno spostamento dei consumi verso l'ortofrutta già confezionata. Il 12% degli italiani, infatti, ha preferito comprarla per non dover pagare il sacchetto eco-bio. Un altro 21% del campione, invece, ha preferito rivolgersi al fruttivendolo - che tradizionalmente utilizza sacchetti di carta, quindi non soggetti a pagamento obbligatorio - invece che al supermercato. C'è anche un 7% di consumatori che indica di aver comprato meno frutta e verdura: questo è un piccolo campanello d'allarme che non va sottovalutato.

Il 56% degli intervistati, invece, risponde di aver fatto spesa come al solito, acquistando i prodotti ortofrutticoli di cui aveva necessità: un comportamento più marcato nei giovani (18-34 anni) con il 61%, rispetto agli over 55 (53%).



Le differenti classi d'età hanno un approccio diverso anche nel valutare il provvedimento che ha reso obbligatorio il pagamento degli shopper ecologici. Il giudizio? Per il 34% è negativo, "si tratta di una tassa occulta e impatta sui consumatori": a pensarla così sono il 40% degli over 55 contro il 22% dei giovani. Giovani che, invece, propendono per questa valutazione: "giusto il concetto, ma poco efficace all'atto pratico", opzione scelta dal 31% contro il 21% degli over 55 e una media nazionale del 24%. Questo dato va poi sommato al 23% che giudica il provvedimento positivo perché sensibilizza gli italiani e contribuisce a ridurre l'inquinamento. La nuova legge, quindi, spacca in due il Paese: se si considera anche il 12% che ha risposto "inutile", le fazione positiva e quella negativa praticamente si equivalgono.



Sul fronte della soluzione al caos che si è creato, però, non si rileva una particolare polarizzazione. Nessuno è interessanto a tornare indietro - solo il 6% vorrebbe i vecchi sacchetti in plastica gratuiti - e gli italiani si dividono tra chi vorrebbe mantenere questi shopper ma gratuitamente (23%), chi crede sia giusto permettere ai consumatori di portare sacchetti e retine da casa (23%), chi vorrebbe inserire sacchetti di carta riciclabile e compostabile (18%) e chi – serafico - risponde che "col tempo il consumatore si abituerà" (18%). Insomma, se verrà preso un correttivo questo è destinato a scontentare la popolazione. Proprio come la legge in vigore dal 1 gennaio scorso.

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