«Falso bio? Non trasformiamo piccolezze in fonte d'allarme»

Pinton (AssoBio): «Vorremmo i nomi delle aziende coinvolte»

«Falso bio? Non trasformiamo piccolezze in fonte d'allarme»
Le ultime operazioni del Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare sul "falso bio" (clicca qui per leggere l'articolo) sono state rilanciate sui media nazionali con grande enfasi. Roberto Pinton, segretario di AssoBio, invita però alla calma: niente allarmismi, spesso - dice - tutto si ridimensiona, ma intanto si getta un'ombra sul lavoro di migliaia di aziende biologiche.

Un esempio? Pinton cita, tra i tanti, i cento chili di ortofrutta sequestrati in un punto vendita di Napoli, "perché le etichette sulle sette cassette sette non presentavano tutte le indicazioni richieste dalla norma. Va qui ricordato che per l’art.31 del Reg. 889/2008, le informazioni su nome e indirizzo del produttore e le indicazioni sul metodo biologico, possono figurare anche solo nei documenti di accompagnamento. La contestazione è quindi probabilmente destinata a rientrare, una volta che si sia fatta presente la questione".



In merito alle 11 tonnellate di arance egiziane proposte per siciliane, Pinton ricorda come "Oreste Gerini, direttore della Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari del ministero delle Politiche agricole, nel corso della trasmissione Mi Manda Rai Tre del 20 giugno scorso ha chiarito che non si trattava affatto di arance convenzionali spacciate per biologiche, ma di arance egiziane convenzionali spacciate per arance italiane convenzionali. Stiamo ancora cercando di sapere qualcosa di più sui 6.480 barattoli di passata di pomodoro in Campania. Il capitano Linda Malzone ha dichiarato a Mi Manda Rai Tre che si trattava di prodotto proposto come biologico, ma ancora nella fase di conversione, ovvero già coltivato in conformità al metodo biologico, ma non ancora legittimato alla denominazione, il periodo di conversione è un po' l'apprendistato della produzione biologica".

Il segretario di AssoBio sottolinea che "bisogna sempre essere al fianco del Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare", però invita "il pimpante ufficio stampa" a non  "trasformare 2,5 kg di fagioli piuttosto che 22 scatolette di sardine e 6.500 vasi di passata in fonte d’allarme sociale e dubbi per il consumatore, gettando ombre su 70mila e passa innocenti operatori di un settore che sul mercato immette legittimamente prodotti per un valore di miliardi di euro e occupa alcune centinaia di migliaia di lavoratori. Alcune non conformità formali e qualche non conformità sembrano solo la conseguenza di un’infelice gestione dei documenti e non hanno costituito alcuna frode né alcun rischio per i consumatori".

L'associazione, poi, torna su un tema a lei caro. "Vorremmo fossero fatti i nomi e i cognomi delle aziende presso le quali sono stati effettuati i sequestri, per circoscrivere esattamente i fatti ed evitare di gettare ombre su tutti gli operatori per bene - conclude Pinton - I Carabinieri temono querele da parte degli operatori che risultassero poi del tutto innocenti o, al più, poco ordinati nell’archiviazione deli documenti di trasporto? Motivo in più per esser cauti nei comunicati".

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