Ciliegie di alta gamma, la sfida di Rivoira

Il progetto: 150 ettari con varietà top a residuo zero. I primi frutti in Esselunga

Ciliegie di alta gamma, la sfida di Rivoira
Ciliegie di alta gamma coltivate in impianti di ultima generazione: parte dal Piemonte la sfida per rilanciare la cerasicoltura nel segno della qualità. Il progetto, firmato da una delle aziende leader della regione, interessa un territorio vocato che sta gradualmente ridimensionando gli spazi dedicati a pesche, nettarine e kiwi, sempre meno remunerative a causa della concorrenza estera e delle patologie sulle piante. “Siamo partiti due anni fa con l’obiettivo di raggiungere i 150 ettari coltivati in un quinquennio, attualmente sono una trentina e arriveranno a 70 nel 2020”, spiega Marco Rivoira, amministratore delegato della Rivoira Giovanni e figli Spa. “In questa campagna i volumi sono ancora contenuti ma sufficienti ad avviare la commercializzazione in Gdo grazie soprattutto alla collaborazione con Esselunga”.



Conquistare il mercato nazionale ed europeo con varietà di alta qualità coltivate da inizio giugno a fine luglio puntando su distintività e sostenibilità: questa la mission dichiarata. “Abbiamo iniziato coltivando cultivar del gruppo Sweet, in sinergia con Salvi Vivai, in impianti ad alta densità, protetti con coperture anti insetto e anti-pioggia dove nulla viene lasciato al caso”, aggiunge Rivoira. 



“Il prodotto finora, nonostante le note problematiche legate al clima, è ottimo: calibri da 28 in su ottenuti con pochissimi trattamenti, quasi a residuo zero, colore e gusto eccellenti”. Rivoira ha un asso nella manica: “Stiamo trattando una varietà club dal grado brix altissimo, tra 24 e 25 e durezza estrema. Vorremmo arrivasse a valere il 20% della produzione totale e che diventasse, in un certo senso, l’Ambrosia delle ciliegie…”. 



L’azienda ha inviato suoi tecnici nei Paesi più vocati per la coltivazione del frutto e il prossimo anno disporrà di un proprio impianto di lavorazione: “Ad oggi facciamo affidamento su un’azienda terzista che condiziona il prodotto che poi raggiunge i punti vendita con il brand Rivoira”. 

“Gli spazi per un prodotto di alta gamma, esclusivo, ci sono - aggiunge l’imprenditore - e il Piemonte è un territorio ideale: presenta condizioni climatiche e altitudini sensibilmente diverse che possono garantire ottimi risultati e diversi periodi di maturazione. Siamo ben strutturati, possiamo coprire un ampio periodo di commercializzazione, disponiamo di un’ottima capacità di conservazione: vogliamo e possiamo staccarci dal prodotto di massa, superando i problemi legati a residui e insetti”.



Senza qualità e identità non si va da nessuna parte: “Sento e leggo continue lamentele sulla concorrenza estera asfissiante e sui prezzi bassi, ma il problema vero è che si continua a immettere sul mercato frutta poco gustosa e poco qualificata. I consumi si stanno spostando sul prodotto di valore. E con questo progetto vogliamo fare qualcosa di nuovo per qualificare uno dei frutti che maggiormente necessita di riscatto”.

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