Falso bio, operazione della Finanza e sequestro milionario

Succo di mela prodotto da frutti non idonei all'alimentazione

Falso bio, operazione della Finanza e sequestro milionario
Succhi, confetture e conserve alimentari. Un totale di 1.411 tonnellate di prodotti falsamente indicati come biologici. Nove arresti, sei società sequestrate assieme a beni e immobili per un valore di oltre 6,5 milioni di euro. Sono questi i numeri della maxi frode nel commercio di prodotti bio scoperchiata dalla Guardia di Finanza con l'operazione Bad Juice. Un'operazione che ha toccato le province di Pisa e Salerno, ed è arrivata anche oltre confine, in Serbia.

Le indagini della Procura di Pisa, degli ispettori dell’Icqrf (il Dipartimento Antifrode del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo) e dei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa hanno permesso di sgominare un gruppo criminale dedito alla produzione illecita e alla commercializzazione di succo concentrato di mela, sofisticato con acqua e sostanze zuccherine e falsamente dichiarato biologico di origine europea. I succhi di mela - come spiegano le Fiamme Gialle - venivano prodotti in Serbia partendo da frutti non idonei all’alimentazione umana in quanto deteriorati o in avanzato stato di decomposizione, anche per l’elevata presenza di micotossine; contaminati con prodotti chimici non ammessi in agricoltura biologica (fungicidi, insetticidi ed erbicidi).

Il prodotto sofisticato era ottenuto da aziende formalmente localizzate in Serbia e Croazia, ma di fatto gestite direttamente dall’Italia da due fratelli imprenditori pisani, al vertice di un’associazione a delinquere che poteva contare sulla collaborazione attiva dei propri dipendenti e altri soggetti esteri compiacenti, aderendo ciascuno ad un ruolo specifico nell’intera filiera della frode.



Come hanno scoperto gli inquirenti, con modalità consolidate e collaudate il gruppo ha prodotto e commercializzato ingenti quantitativi di succo di mela non biologico ma dichiarato come tale e sofisticato, veicolandolo nel territorio dell’Unione europea. Nello schema era fondamentale l'interposizione fittizia di aziende croate: queste provvedevano a sdoganare il prodotto in realtà ottenuto in Serbia, leggittimando solo sulla carta la natura e la qualità dichiarata del prodotto.

Inoltre il succo di mela veniva sofisticato aggiungendo – al succo base – acqua e zuccheri di diversa qualità, conferendo così al prodotto finito un profilo chimico il più possibile simile a quello della mela, con il fine di depistare eventuali controlli ufficiali. Il prodotto veniva però rivenduto ad inconsapevoli aziende leader nel settore alimentare italiano come succo di mela biologico.

Il gruppo non si è limitato alla sola contraffazione del succo, ma ha prodotto innumerevoli falsi documenti per conferire al succo di mela la certificazione di prodotto biologico e di provenienza europea nonché per evadere le imposte mediante l’esterovestizione di imprese satelliti – costituite in Croazia e Serbia – ma di fatto gestite direttamente dall’Italia.

Gli investigatori hanno seguito il flusso dei succhi alimentari, che è stato monitorato, mappato ed analizzato con complesse attività di osservazione e pedinamento all’estero e, attraverso sofisticati sistemi di analisi che prevedono molteplici controlli intermedi, è stata accertata la non genuinità del prodotto, bloccando anche la commercializzazione di partite potenzialmente a rischio per la salute umana.

In seguito ad accertamenti e riscontri stato possibile mettere in campo una task force, composta da militari della Gdf e da ispettori dell’Icqrf, che ha pazientemente ricostruito il giro del succo e della “carta” rivelando l’imponente fenomeno fraudolento. E’ stata così accertata anche la sussistenza del reato di autoriciclaggio commesso dagli indagati i quali hanno di fatto reinvestito i proventi delle vendite del succo non genuino in attività aziendali.



"Il nostro sistema di controlli è riconosciuto tra i migliori al mondo e, ancora una volta, lo abbiamo dimostrato. L'operazione dell'Icqrf, con la collaborazione della Guardia di Finanza, conferma la robustezza del nostro sistema e l'impegno del Ministero per la tutela dei consumatori e dei produttori italiani", ha dichiarato in merito all'operazione il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio.

Il Mipaaft ricorda che nei primi 4 mesi del 2019, in confronto con il medesimo periodo 2018, l'Icqrf ha incrementato del 15% i controlli sul biologico, con un incremento del 23% degli operatori controllati. A testimonianza di controlli ministeriali sempre più mirati ed efficienti, gli operatori irregolari sono passati dal 7,2% al 18,1%. Le contestazioni amministrative si sono più che quintuplicate, ma anche le diffide sono aumentate del 68%, a tutto vantaggio dei produttori che commettono meri errori formali.

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