La leggenda del frutto del drago

Originario dell’America Centrale incarna miti dell’estremo oriente

La leggenda del frutto del drago
Il frutto del drago o pitaya è un frutto esotico che non siamo ancora abituati a vedere e desta molta curiosità. Fa parte della famiglia delle cactacee, cioè delle piante che generalmente chiamiamo cactus. La stagione del frutto del drago va da maggio a novembre. La pitaya è originaria del Centro America, del Messico in particolare, e successivamente è stata impiantata nel sud-est asiatico, dove col tempo è divenuta una “star”. Il Vietnam è il più grande esportatore di questo frutto e la Cina ne è il più grande consumatore. Recentemente poi, il consumo e la produzione si stanno diffondendo anche nel mondo occidentale, per il sapore sicuramente, ma anche per la curiosità e la voglia di esotico molto diffusa non solo sulle tavole statunitensi, ma anche su quelle europee. Tanto che, sia per i grandi chef che per i comuni mortali, è diventato chic averlo in cucina.

Il nome dragon fruit deriva da una leggenda cinese, curioso dato che le origini sono americane, ma si è rivelata un’eccellente strategia di marketing. La leggenda narra che il frutto veniva creato durante le battaglie da draghi sputafuoco che, con l’ultimo respiro, lo espellevano. Vinta la battaglia il frutto veniva portato all’imperatore, come tributo, mentre il drago veniva sacrificato così che la carne desse ai soldati la sua forza e ferocia.

 

Come si presenta e proprietà

Il frutto del drago che siamo più “abituati” a vedere è con la buccia rosa e la polpa bianca. Ne esistono però altre due varietà: una con la buccia gialla e la polpa bianca e l’altra con la buccia rosa e la polpa rossa. Nonostante esternamente questa varietà appaiano diverse, il gusto cambia poco. La buccia non è commestibile ed è costituita da foglie sovrapposte, che la fanno sembrare appunto la pelle di un drago.

La polpa ha una consistenza cremosa ricca di semi, piccoli, neri e commestibili. Il dragon fruit è ricco di vitamina c, fruttosio, fibre, sali minerali e betacianine – antocianidine, che sono potenti antiossidanti. L’unica pecca è che contiene poca acqua.

Riguardo alla scelta del frutto in acquisto, bisogna guardare che il colore sia rosa o giallo acceso e che l’estremità delle foglie non sia marrone. Poi con una leggera pressione bisogna sentire la consistenza, non deve essere né troppo dura né troppo morbida.

Come si consuma il dragon fruit

È un frutto molto semplice da mangiare. Si taglia facilmente a metà e la polpa si rimuove facilmente con un cucchiaino. Si può mangiare al naturale o mettere in un’insalata esotica o in uno smoothie. Il frutto del drago è usato anche per aromatizzare vodka, tè e acqua.

Coltivazione domestica del frutto del drago

Volendo si può coltivare la pitaya anche in casa e si può partire sia dai semi che dalla talea. Ovviamente i tempi per la fruttificazione sono diversi, per i semi ci vogliono anche un paio d’anni, mentre dalla talea meno e dipende dalle sue dimensioni.
Essendo una pianta tropicale, la pitaya tollera un’esposizione prolungata ad alte temperature, mentre soffre molto il freddo. Riguardo all’ acqua, essendo una specie di cactus, va annaffiata solo quando la terra è particolarmente secca.

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