La rivoluzione dei freschi e il successo di Todis

L'insegna, un'alternativa a discount e supermercati, ha festeggiato 20 anni: numeri e progetti

La rivoluzione dei freschi e il successo di Todis
E' una catena che cresce più del mercato e che negli ultimi cinque anni ha spinto sull'acceleratore anche grazie alle ottime performance dei freschissimi, ortofrutta in primis. Con il Format 3.0, a partire dal 2015 Todis - l'insegna di proprietà di Iges, società controllata da Conad Pac 2000A - ha dato spazio ai freschi creando la Frutteria, il reparto ortofrutta del punto vendita, rinnovando il layout e la comunicazione, incrementando il livello di servizio: una rivoluzione. Una rivoluzione di successo.



E sabato scorso al Cavalieri Hotel di Roma, Todis ha festeggiando 20 anni di successi, una convention per celebrare i risultati ottenuti dalla nascita dell'insegna ad oggi, ma anche per tracciare la strada per il futuro, con l'ambizione di diventare - come ha detto il presidente di Iges, Gianni Capobianco - un'insegna nazionale. Tanti i manager della galassia Conad presenti all'evento, tra cui anche l'amministratore delegato Francesco Pugliese.


I numeri di Todis

Massimo Lucentini direttore generale Todis

Todis ha 205 imprenditori affiliati - l’azienda sviluppa la sua rete esclusivamente attraverso la formula del franchising - per 242 punti vendita, che saliranno presto a 246 (solo la prossima settimana sono in programma tre inaugurazioni a Napoli) ed entro la fine dell'anno supereranno quota 250. La rete Todis svilupperà un giro d'affari di 788 milioni quest'anno: dal 2014 al 2019 il sell out (cinque anni fa era di 533) ha fatto registrare un progresso del 48%, maggiore della performance media dei discount nello stesso periodo (+36%).
Secondo le rilevazioni Nielsen, come ha evidenziato il direttore generale dell'insegna Massimo Lucentini, Todis è la prima insegna discount per crescita del fatturato a parità di rete.

Abbiamo parlato dell'importanza e del rilievo che hanno avuto i freschi nel nuovo corso di Todis, un aspetto che si riflette anche nei numeri visto che l'incidenza dei freschi sul sell out nell'anno in corso è del 42%, in crescita di due punti sul 2018, rispetto a una media del canale del 35%. Altro valore da tenere in considerazione è il peso dei prodotti Mdd - elemento centrale dell'offerta merceologica della catena - pari al 66% contro il 65 del mercato. Un valore che, come hanno rimarcato i vertici della società, è destinato a crescere ancora.



Un altro parametro interessante sui cui misurare i progressi dell'insegna è la produttività a metro quadro, che quest'anno raggiunge i 5.906 euro contro una media della categoria di 5.461.

Le parole dei vertici Todis

La storia di Todis affonda le radici nel 1994, quando nacque l'insegna Topdì, sempre all'interno di Pac 2000A. "I primi discount erano collocati in sotterranei, rozzi e disordinati, con pochissime referenze - ricorda il presidente Capobianco - Ricordo il primo volantino, un A4 fronte e retro senza foto, solo la descrizione del prodotto e il prezzo. Noi volevamo distinguerci dalla concorrenza e aveva 600 prodotti, contro i competitori che erano fermi a 500... Oggi le referenze sono oltre 3.500. Ma la volontà di distinguerci ci ha portato ad inserire ben presto i freschi, come carne e ortofrutta preconfezionata, di prima gamma. Poi è stata la volta del banco del pane servita e poi ancora l'ortofrutta a libero servizio, la macelleria e i banchi della gastronomia servita. Tutti cambiamenti che ci davano una nuova identità, ci facevano allontanare dal classico discount per avvicinarci al supermercato".



"Abbiamo lavorato per avere punti vendita più belli e accoglienti, luminosi, spostando la sfida sul servizio. Da sempre abbiamo rinunciato alla gestione diretta in favore di quella con l'imprenditore a bordo e questo ha fatto la differenza. Il nostro obiettivo è far uscire dal pdv il cliente soddisfatto: ha la stessa valenza di un cartello pubblicitario in piazza San Pietro la domenica mattina. Così - conclude Capobianco - abbiamo costruito la nostra storia di successo".



Oggi, infatti, risulta difficile ascrivere Todis alla categoria discount. Non a caso gli imprenditori affiliati si sentono un'alternativa sia ai discount che ai supermercati: coniugano convenienza, un'ampia offerta di freschi con l'assortimento concentrato sulla marca privata. E proprio di concept alternativo parla Massimo Lucentini, dal 2016 direttore generale di Iges. "Guardando le nostre caratteristiche non poteva essere che così - afferma - Abbiamo una quota di mercato del 4% contro il leader di mercato che è al 33%. Una distribuzione geografica limitata, essendo presenti in 11 regioni; oltre l'80% della rete è concentrato nella prossimità e nell'ultra prossimità. Abbiamo pdv disomogenei, con una superficie media che arriva ai 500 mq contro i leader di mercato che superano gli 800: giocare un ruolo da follower nei loro confronti ci avrebbe portato margini, dovevamo invece portare il gioco su un altro campo, un campo dove poter utilizzare la meglio i vantaggi competitivi di Todis e il primo di questo è l'imprenditore".

Da questa consapevolezza nasce la spinta al cambiamento."Negli ultimi anni abbiamo uniformato l'immagine e il brand, abbiamo lavorato sugli assortimenti e la qualità della marca privata, abbiamo spunto sulla qualità dei freschi e sulla prossimità, valorizzando le capacità gestionali e la conoscenza dei mercati locali dei nostri affiliati - riassume Lucentini - Occorre avere il coraggio di azzardare e farlo con rapidità. I nostri clienti ci definiscono un supermercato monomarca, tipo Decathlon".



I dati dicono che Todis è una tra le insegne più performanti del mercato. "Lo siamo perché abbiamo saputo rinnovarci - evidenzia il direttore generale - La visione del futuro? Dobbiamo essere pragmatici e focalizzare quattro elementi: punto vendita, prossimità, Mdd e freschi. Il pdv è il touch point che ci racconta, il fattore chiave nel rilancio della nostra insegna. La prossimità ci caratterizza fortemente ed è un vantaggio competitivo oggettivo perché è tra i primi driver di scelta unita al livello di servizio. I freschi saranno la nostra più grande arma di competizione, pensando anche al ruolo futuro dell'ecommerce. Abbiamo un assortimento più ampio e profondo dei nostri competitor, ma più snello dei supermercati, grazie alla nostra marca privata, che va dal premium al mainstream, abbiamo un patrimonio da oltre tremila referenze che va coltivato e ampliato".



Infine ci sono altri tre elementi immateriali nella strategia Todis per il futuro. "Relazione col cliente, capacità di ascolto e formazione - elenca Lucentini - Per il cliente siamo l'evoluzione della vecchia bottega di quartiere, cerca quindi la relazione con noi. Capita che a volte l'offerta anticipi la domanda, ma succede pure che a una domanda non corrisponda un'offerta: non dobbiamo commettere l’errore di non rispondere a una domanda esistente perché non siamo all’ascolto. Infine dobbiamo credere e investire sulla formazione - conclude il direttore generale - siamo partiti lo scorso anno ma abbiamo già dato supporto a 600 operatori tra carne e ortofrutta".

E su questi binari si giocherà il successo della catena, che si pone nuovi obiettivi ambiziosi. Per dirla con le parole di Lucentini: “Il primo passo che abbiamo fatto è stato cambiare per sopravvivere. Il prossimo è cambiare per essere i migliori”.

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