Spagna, bloccano il porto seduti in strada

La protesta degli agricoltori contro le importazioni incontrollate

Spagna, bloccano il porto seduti in strada
Hanno rovesciato il contenuto delle loro cassette - cetrioli, pomodori e peperoni -  a terra e ci si sono seduti sopra. Si sono presentati così ieri mattina gli agricoltori spagnoli, circa un centinaio, riuniti al porto di Motril in Andalusia, dove hanno bloccato la principali via di entrata e di uscita.

La mobilitazione, come riporta il sito di informazione spagnolo www.fhalmeria.com, è stata convocata dall’organizzazione professionale Coag (Unión de Agricultores y Ganaderos de Andalucía), con l’obiettivo di protestare contro l’ingresso incontrollato delle importazioni da Paesi terzi. A questo proposito, Coag si è già mossa chiedendo al governo spagnolo maggiori risorse per i punti di ispezione frontalieri (Pifs).

"Non vale più la pena di guardare dall'altra parte – ha affermato Andres Góngora, responsabile del settore ortofrutticolo di Coag, durante la protesta - La pigrizia dei leader politici spagnoli ed europei sta distruggendo il tessuto produttivo e l'economia sociale di tutto il nostro arco mediterraneo. La pressione e la concorrenza sleali sono state tali che, nel caso del pomodoro, le isole Canarie, Alicante o Murcia hanno già perso la loro produzione e ora Almeria, Granada e Malaga sono a grave rischio”.



Secondo i dati analizzati da Coag, le importazioni da paesi terzi verso l’Ue sono cresciute in maniera esponenziale, grazie agli accordi per la liberalizzazione degli scambi dei prodotti agricoli. 
Le importazioni di frutta e verdura dal Marocco verso l’Unione Europea, sono aumentate in percentuale del 52%, passando dalle 895.727 tonnellate del 2009 a 1,3 milioni di tonnellate nel 2018.
Nel solo caso dell'Egitto, in nove anni si è registrato un aumento del 40%, passando dalle 516.924 tonnellate del 2009  alle 723.694 tonnellate nel 2018. 
Un caso a parte è rappresentato dai pomodori: l'aumento degli arrivi dal Marocco verso l’Unione Europea è pari al 27%: dal 2010, ogni anno (escluso il 2015) è stata raggiunta una cifra record, fino a raggiungere le 450.000 tonnellate del 2018. La Turchia è il secondo importatore di pomodori e ha moltiplicato per oltre 3,5 i quantitativi importati dal 2013 (fino a 108.000 tonnellate). 
In questo scenario, le esportazioni di pomodori dell'Unione Europea sono invece diminuite del 68% dal 2013, raggiungendo il valore più basso del decennio.
 
"Questa situazione si traduce in una completa saturazione del mercato europeo - ha commentato Góngora - le cui autorità non hanno cercato il vantaggio degli agricoltori ma gli interessi delle società di commercializzazione e delle catene di distribuzione. In questo modo, il nostro tessuto produttivo si sta distruggendo, mentre alle popolazioni di Paesi terzi non viene offerto nessun tipo di vantaggio economico, sociale o ambientale”.

Analizzando la situazione specifica spagnola, gli arrivi dei prodotti dal Marocco sono aumentati in dieci anni del 164% in più, passando dalle 151.059 tonnellate del 2009 alle 399.519 tonnellate del 2018.
In particolare, le importazioni di peperone sono aumentate del 210% tra il 2010 e il 2018 (fino a 52.800 tonnellate), quelle di pomodoro del 200% (fino a 63.300 tonnellate) e quelle di fagiolini del 38% (fino a 87.500 tonnellate). 
E non è una pratica rara che i prodotti vengano ri-etichettati per mascherare le differenze tra i prodotti, in termini di materia ambientale o di lavoro.

Nell’ambito della grave crisi dei prezzi che stanno colpendo il settore ortofrutticolo, nuove proteste sono in programma per il 13 dicembre, quando saranno prese di mira le principali catene di distribuzione.

Copyright 2019 Italiafruit News