Il bio tra timori e conferme

Due aziende su tre temono il default ma Ccpb non registra cali nelle "conversioni"

Il bio tra timori e conferme
Il 73% delle aziende "bio" è stata investita dalla crisi legata alla pandemia e per oltre due aziende su tre  la possibilità di reggere alla crisi economica sopraggiunta a causa dell'emergenza sanitaria è di massimo tre mesi: è quanto emerge dall'analisi voluta e sviluppata da Aiab, FederBio e Assobiodinamica, a partire da una proposta della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (Firab), per rilevare l'impatto della pandemia da Covid-19 sul biologico. 
Il sondaggio è stato somministrato alle realtà del settore a partire dal 25 marzo e per tutta la durata del lockdown. I primi risultati sono relativi alle risposte fornite da quasi 400 produttori biologici italiani alla data del 29 aprile.

Intanto però la certificazione va avanti e i numeri delle aziende passate dal convenzionale al biologico regge: dal primo febbraio a fine aprile sono 998 le entrate nei sistemi di controllo del bio, in linea con il trend degli scorsi anni, spiega a Italiafruit News Fabrizio Piva, Ad del Ccpb. 



“Nel periodo clou del lockdown, dalla seconda metà di marzo alla fine del mese scorso circa, ci siamo attivati con le valutazioni a distanza che dovranno essere verificate con visite in loco”, aggiunge Piva (foto sopra). “Anche in una situazione di emergenza, si conferma l’attrattività del settore che però ha bisogno di risposte, al pari di tutta l’economia nazionale, per scongiurare il rischio di gravi criticità legate a una frenata complessiva del sistema Italia. Per ripartire serve ragionare in un ottica di sviluppo con regole d’emergenza: ciò vuol dire stop alla burocrazia e finanziamenti reali con l'obiettivo di sostenere le imprese che rappresentano la base dello sviluppo e dell’occupazione, anche nell'ottica di scongiurare un tracollo dei consumi”. 

Copyright 2020 Italiafruit News