«In salita la Fase 2 per l'export di frutta via mare»

Martini: crollo dei traffici transoceanici, il momento peggiore a fine campagna invernale

«In salita la Fase 2 per l'export di frutta via mare»
Il trasporto marittimo cerca di riprendere il largo dopo settimane di navigazione incerta e difficile, ma il mare resta molto mosso. Fuor di metafora sono tempi difficili per il settore e Riccardo Martini, amministratore delegato di Dcs Tramaco, società di logistica specializzata nelle spedizioni refrigerate su nave, fa il punto della situazione nel momento in cui l’Italia prova a ripartire dopo oltre due mesi di lockdown dovuti all’epidemia di Covid-19: “L’unico aspetto positivo che mi viene in mente è che la fase più difficile per le esportazioni via mare coincide per fortuna con la fine della campagna invernale, quando il kiwi è finito e lo stock di mele nei magazzini è al lumicino”. esordisce. “Se una crisi come quella che sta attraversando in questo momento lo shipping mondiale si fosse manifestata qualche mese fa, per le nostre esportazioni oltremare di frutta sarebbe stato un vero disastro”.
 

Riccardo Martini. Sopra una nave portacontainer al porto di Ravenna

Cosa sta succedendo? “I lockdown globali hanno fermato buona parte degli scambi internazionali. Con le industrie di settori non essenziali chiuse, si è ridotto sia il trasporto delle materie prime che il trasporto dei prodotti finiti che giacevano nei magazzini, in quanto le strutture commerciali di vendita al consumo sono chiuse. Le conseguenze, stimate in questi giorni dagli analisti del settore, sono un calo dei traffici containerizzati sulle rotte transoceaniche per maggio e giugno nell’ordine del 30-40%".
 
Ma se i prodotti ortofrutticoli sono considerati beni essenziali e non hanno mai smesso di circolare, perché dovrebbero essere danneggiati dal crollo degli scambi internazionali? “Le navi e gli armatori sono gli stessi”, risponde Martini. “Le moderne portacontainer hanno costi di gestione altissimi, quindi meglio tenerle ferme che farle girare mezze vuote. Le compagnie di navigazione hanno fermato tantissime navi sulle rotte per le Americhe e per il Far East e fino a inizio luglio molti servizi subiranno la cancellazione di due toccate al mese. In pratica i servizi da settimanali sono diventati quindicinali. Inoltre alcuni servizi importanti per il nostro export sono stati cancellati o modificati inserendo un porto di trasbordo e quindi allungando i transit time. Ci auguriamo che a settembre e ottobre, quando l’export ripartirà con i nuovi raccolti, la situazione sia tornata alla normalità".


Movimentazione frutta
 
E le prospettive per la stagione estiva del via mare? “Per quanto riguarda nettarine e susine ci sarà purtroppo meno prodotto a causa delle gelate tardive che hanno colpito duramente la produzione degli amici romagnoli. Va detto che l’export via mare di questi prodotti è comunque limitato a poche destinazioni mediterranee raggiungibili in pochi giorni, a causa dell’alta deperibilità. La susina di solito è interessante anche per mercati come Sud America e Canada, ma se la deve vedere con il prodotto spagnolo, che ha un vantaggio logistico dato da transit time più brevi rispetto a quelli dai porti italiani”
 
E gli esportatori di uva cosa devono aspettarsi? “Considerato che i volumi inizieranno a crescere a partire da luglio - spiega Martini - c’è da sperare che i servizi di linea abbiano ripreso la loro regolarità settimanale. Una grossa incognita sarà l’Arabia Saudita, una delle destinazioni più importanti per la nostra uva: da una parte quest’anno abbiamo servizi con transit time su Jeddah più brevi rispetto al passato; dall’altra il recentissimo aumento dell’Iva dal 5 al 15% deciso da un giorno all’altro dal governo Saudita, pone interrogativi sulla tenuta di quel mercato, che potrebbe subire una contrazione a causa dell’inevitabile aumento dei prezzi al consumo”.

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