Numeri e trend dell'uva italiana: è derby Puglia-Sicilia

Volumi, prezzi all'origine e al dettaglio, export, sviluppo varietale: il Report Ismea 2020

Numeri e trend dell'uva italiana: è derby Puglia-Sicilia
Discreta qualità, listini altalenanti all'origine e contenuti al dettaglio, export in sostanziosa crescita ma con prezzi più bassi dello scorso anno: dice questo, in sintesi, il Report Ismea dedicato all'uva da tavola. La campagna 2020  è caratterizzata da un'offerta connotata da un buon profilo qualitativo. In termini di volumi, la produzione risulta nella media degli ultimi anni, in quanto il calo di resa per ettaro registrato in alcuni areali a causa di un andamento climatico non ottimale è stato compensato dall'entrata in produzione di nuovi impianti. Anno dopo anno, l'offerta italiana si arricchisce di uve senza semi: stanno aumentando sia gli ettari investiti, sia le varietà in produzione.



Per quanto riguarda il mercato, sottolinea il Report Ismea, la fase all'origine ha vissuto finora momenti differenti con prezzi altalenanti e non sempre soddisfacenti dai produttori, soprattutto in quelle situazioni caratterizzate da un livello di resa per ettaro medio-basso. Meglio il prodotto siciliano di quello pugliese: un divario spiegato in parte dalla precocità del prodotto isolano e in parte dalla dimensione del mercato pugliese che è connotato da volumi all’incirca doppi con una conseguente maggiore pressione competitiva tra le imprese della regione peninsulare. 

Le varietà di uve apirene raccolte in luglio e agosto hanno registrato variazioni diverse nelle differenti piazze. A Metaponto la variazione su base annua è positiva, sulla piazza di Catania la variazione è negativa mentre a Bari, i listini di luglio erano in flessione rispetto al 2019, mentre in agosto il confronto è diventato positivo.



In settembre, la varietà Crimson, una delle principali tra quelle seedless, ha spuntato quotazioni invariate rispetto al 2019 a Bari, mentre sulla piazza di Catania si è registrato un calo del 18% rispetto a settembre 2019. Le uve della varietà Palieri hanno registrato prezzi in flessione rispetto al 2019 sulla piazza di Bari, mentre a Metaponto le quotazioni sono in forte ripresa rispetto alla precedente campagna. Le uve della varietà Italia hanno evidenziato un forte ritardo della maturazione rispetto al normale calendario su tutte le principali piazze. Per quanto concerne i prezzi all’origine, la piazza di Catania evidenzia un calo netto rispetto al 2019 sia in agosto (-10%) sia in settembre (-3%) mentre sulle piazze di Bari, Foggia e Metaponto, i prezzi medi all’origine di settembre risultano in aumento su base annua.

Per quanto riguarda la Pizzutello, sulla piazza di Latina, in settembre si registra un lieve calo delle quotazioni rispetto al 2019. La varietà Red Globe mostra una sostanziale stabilità rispetto a settembre 2019 a Bari, mentre sulla piazza di Catania si registra una flessione del 18%.

Nella fase al dettaglio le vendite sono procedute regolarmente agevolate da un profilo qualitativo buono e da un prezzo che - quest'anno - risulta particolarmente concorrenziale rispetto alle altre specie di frutta estiva, in particolare a pesche e nettarine, che spuntano prezzi alti a causa della scarsità dell'offerta. 



Sul fronte degli scambi con l'estero, Ismea segnala un ottimo esordio della campagna di esportazione, non tanto dal punto di vista dei prezzi, in media al di sotto del 5,5% rispetto al primo semestre 2019, quanto per i quantitativi esportati che risultano in aumento del 35%. L’aumento delle spedizioni all'estero ha riguardato tutti i principali mercati di sbocco europei, compresa la Svizzera; Germania, Francia, Austria, Polonia e altri paesi dell’Europa dell’Est si sono posti in particolare evidenza. Le importazioni di uve di controstagione e di primizie sono state in linea con quelle dell'ultimo triennio.

Negli ultimi anni le statistiche relative alle superfici investite a uve da tavola in Italia si sono assestate intorno ai 46mila ettari, concentrati prevalentemente in Puglia e Sicilia. In termini di quantità, la filiera italiana delle uve da tavola si basa su una disponibilità di prodotto di poco superiore a un milione di tonnellate, il 98% dei quali garantiti da frutti "Made in Italy". Il 38% viene assorbita dal consumo interno, con la quota più ampia (45% circa) destinata invece alle esportazioni; la parte di prodotto avviata alla trasformazione in succo è stimata invece nell’ordine del 15%, mentre la quota residua è costituita dalle perdite lungo la filiera e dal prodotto ritirato dal mercato allo scopo di stabilizzare l’offerta. 



In termini di saldo della bilancia commerciale nazionale le uve da tavola, tra le diverse specie di frutta, sono al secondo posto con circa 600 milioni di euro, "contro" i 713 milioni di euro delle mele. Tra i paesi esportatori, l’Italia si colloca al sesto posto a livello mondiale con spedizioni per circa 635 milioni di euro, preceduta, tra gli altri, dagli Usa e dal Perù, ma è il principale produttore europeo. L'Ue assorbe il 90% delle esportazioni italiane. 
 
I dati relativi al quinquennio evidenziano una certa dinamica nell'adeguare le varietà ai cambiamenti della domanda attraverso l'eliminazione dei vecchi impianti di varietà tradizionali e il reimpianto di nuovi vigneti a varietà apirene. Questi cambiamenti, aggiunge Ismea, hanno anche leggermente modificato la ripartizione provinciale della produzione con una flessione degli investimenti nella provincia di Taranto, mentre in altri areali pugliesi si sono verificati degli incrementi. Nel complesso, tra il 2015 e il 2019 il saldo delle aree vitate in produzione è comunque negativo, con una flessione di circa 200 ettari. 

In prospettiva, conclude il Report, vi è un cauto ottimismo per il prosieguo e la conclusione della campagna delle uve 2020. Il buon profilo qualitativo – favorito da una seconda parte della stagione estiva calda e asciutta - e la scarsa concorrenza del prodotto estero dovrebbero agevolare la collocazione del prodotto italiano sia sul mercato interno sia su quello dei principali clienti europei. L’auspicio degli operatori è che la flessione dei listini rilevata nella fase all’origine sia compensata da un cospicuo incremento dei volumi commercializzati.

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