«Vi racconto potenzialità e limiti della Grecia»

Manossis (Zeus Kiwi): «Perché siamo più competitivi. Il futuro è nelle Op»

«Vi racconto potenzialità e limiti della Grecia»
La Grecia è pronta a dare il via alle danze: si parte con la raccolta di kiwi Hayward e quest'anno la penisola ellenica dovrebbe avere a disposizione volumi importanti. La Grecia sta diventando un player di peso, un osservato speciale per l'Italia. La crescita produttiva, un forza commerciale che si sta consolidando, ma anche una frammentazione che non favorisce lo sviluppo: insomma, potenzialità e limiti del settore che abbiamo analizzato con Christina Manossis, general manager di Zeus Kiwi, una delle maggiori organizzazioni di produttori greche, nata nel 1991 e specializzata in kiwi e uva da tavola.



"La produzione greca di kiwi registrerà un incremento di volumi, si prevede toccherà le 250mila tonnellate - esordisce la manager - Ma il panorama è diverso rispetto all'Italia: il tessuto produttivo è fatto da tanti piccole aziende che raccolgono e commercializzano, il mercato non è ben organizzato e la frammentazione non aiuta. Noi, ad esempio, lavoriamo ottomila tonnellate di kiwi. Ci sono processi di accorpamento in corso, il modello sta cambiando, ma lentamente".



Zeus Kiwi è una realtà vocata all'export. "Vendiamo in tutta Europa tranne che in Italia - rimarca Manossis - perché il vostro mercato preferisce i frutti nazionali. Il nostro sbocco principale è l'Inghilterra, poi stiamo facendo un bel lavoro negli Stati Uniti, dove abbiamo aumentato le vendite del 20%. Per un'ulteriore sviluppo, però, puntiamo sui mercati asiatici: Cina ma anche Malesia, Indonesia e Singapore. Negli ultimi due anni, infine, ci siamo concentrati anche su Cile e Argentina".

Per servire il mercato inglese, fa notare la manager greca, la qualità è indispensabile. "La qualità è insita nella nostra cultura aziendale: sapore e tenute dei nostri kiwi sono garantiti. Facciamo un lavoro molto serio, dal campo alla commercializzazione. La Grecia si caratterizza per la presenza di tanti piccoli traders e questo non in passato non ha giocato a favore della qualità, ma la situazione sta cambiando: ora si lavora con più responsabilità e l'offerta sta migliorando. Sul kiwi si continua a investire, purtroppo, però, non si stanno sviluppando nuove organizzazioni di produttori. A nostro avviso, invece, il futuro è rappresentato dalle Op".



Ma perché il kiwi greco si presenta sui mercati internazionali con prezzi più competitivi rispetto al prodotto italiano? "Il costo della manodopera è inferiore - risponde Manossis - Una giornata di lavoro costa 40 euro lordi. Però i prezzi della Grecia dovrebbero crescere: manca un brand nazionale, non si è investito su questo. Bisognerebbe cambiare la mentalità degli operatori e perseguire una politica di valorizzazione: magari il kiwi greco costa meno, ma non è più cattivo rispetto agli altri frutti che si trovano sul mercato. Questo lo si deve far capire attraverso azioni di branding: con i volumi in crescita sarebbe importante rifletterci".

Il settore ellenico del kiwi è focalizzato sull'Hayward, ma si stanno affacciando anche nuove varietà a polpa gialla. "Zeus Kiwi ha avviato una collaborazione con alcune aziende italiane - conclude Christina Manossis - per l'introduzione, nei prossimi anni, di nuove varietà".

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