Anno dell'ortofrutta, Mazzini suona la sveglia

Il responsabile Freschissimi Coop: «Siamo a febbraio e non c'è un'idea»

Anno dell'ortofrutta, Mazzini suona la sveglia
Un mese è ormai passato. Ne restano altri undici dell'Anno Internazionale di Frutta e Verdura indetto dalla Fao, ma per il momento di progetti partiti dalla filiera, che possano promuovere questi prodotti o il loro consumo, non se ne vedono.

Il rischio concreto, come ha ricordato Claudio Mazzini durante il Forum Cdo Agroalimentare, è di perdere una (ghiotta) occasione. Quella del responsabile Freschissimi di Coop Italia è una provocazione costruttiva, uno stimolo per il settore.

"Il 2021 è stato dichiarato dall'Onu l'anno della frutta e della verdura, ma ad oggi non si registra alcun progetto, proposta di valorizzazione delle filiere, integrazione ulteriore delle stesse, azioni a stimolo dei consumi... Forse un'occasione persa - evidenzia a Italiafruit News Mazzini - Non ho ricevuto una sola proposta progettuale su come poter valorizzare questa celebrazione: per i prossimi novanta giorni le iniziative nei punti vendita sono già state tutte pianificate quindi, ben che vada, se ne riparla per l'estate".



Dell'anno internazionale dell'ortofrutta si sapeva già dal 2020. Volendo, il tempo per mettere in campo un percorso di valorizzazione di frutta e verdura, c'era. E temi come la correlazione tra i prodotti ortofrutticoli e la salute, tanto per fare un esempio banale, hanno ripreso importanza con la pandemia. "Mi lascia un po' sorpreso il fatto che negli uffici marketing, anche dei big di settore, non si sia pensato a nulla - aggiunge Mazzini - Per intervenire su un volantino promozionale, tanto per fare un esempio pratico, servono 65 giorni: quindi, sempre premesso che qualcuno abbia un'idea, è bene procedere: raccontiamo aspetti che possano generare valore e poi costruiamo una promozione adeguata, in senso scolastico. Angurie e ananas a un centesimo il chilo sono la bocciatura dell'ortofrutta; mentre un percorso ragionato che stimoli a consumare più frutta e verdura, dando convenienza con dei contenuti e che alla fine facciano affezionare i consumatori al prodotto sarebbe la via da seguire. Sono convinto che la promozionalità possa trovare una strada diversa: noi ci abbiamo provato con la tripla convenienza, per una buona spesa che conviene a tutti, raccontando dei produttori, di accordi chiari ed equi, di una filiera sostenibile e trasparente che, in una data settimana, decide di proporre il prodotto a un prezzo conveniente perché tutti gli attori della filiera si sono stretti un po' i vestiti addosso".



E' questione di un modello da adottare. Un po' come Coop ha fatto con l'uva senza semi Fiore Fiore. Una proposta che nasce con alcune innovazioni concettuali e che Mazzini ha citato come esempio durante il suo intervento al Forum della Cdo Agroalimentare. "L'uva senza semi Fior Fiore Coop è frutto di un accordo esclusivo a tre: Costitutore-Produttore-Coop, che si impegnano a produrre e mantenere nel tempo uno standard qualitativo di assoluta eccellenza. Così facendo si genera un prezzo remunerativo per tutta la filiera e accessibile al consumatore per la tipologia di prodotto. La promozionalità è intesa in senso scolastico e non per svilire il prodotto".

E i risultati ottenuti nel 2020 sono decisamente interessanti: volumi e fatturato della referenza sono raddoppiati. "Lo scorso anno le uve da tavola sono cresciute del 19,5% nel loro complesso e quelle senza semi del 65% - illustra il responsabile Freschissimi di Coop Italia - Di questo il 64% è rappresentato dalla referenza senza semi Fior Fiore, che da sola vale il 20% di tutta la categoria uve con un trend sull’anno precedente in aumento del 26%. L’altra referenza Fior Fiore, la pizzutella, pur con valori assoluti inferiori cresce comunque del 26%. Quindi, nonostante l’uva Fior Fiore costi dal 30 al 40% in più di quella standard, aumenta più del doppio dell’altra come consumi, segno che la qualità vera, quella che i consumatori riconoscono come tale e non quella che la filiera spesso autoproclama, paga.... anche i produttori, perché il cestino di oggi è buono come quello di ieri e su questo prodotto - conclude Claudio Mazzini - non c'è l'ansia del decumulo, che è il vero problema di tante produzioni ortofrutticole".

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