Dal campo
«Ci salviamo con le vendite nei supermercati e all'estero»
Il finocchio di Isola di Capo Rizzuto fa i conti con prezzi bassi e volumi dimezzati dal maltempo
Dopo la situazione drammatica dello scorso anno (clicca qui per approfondire) per il comitato del finocchio di Isola di Capo Rizzuto continuano ad essere tempi difficili. A complicare la vita ai produttori calabresi dell’ortaggio in attesa del riconoscimento Igp dall’Unione Europea, sono le condizioni climatiche e i consumi al rallentatore determinati anche dal Coronavirus.
“La campagna prosegue e stiamo raccogliendo il poco prodotto commercializzabile dopo l’alluvione di novembre, che ci ha fatto perdere quasi metà della nostra produzione oltre a causare notevoli disagi per la gestione delle macchine in campo” spiega a Italiafruit News Aldo Luciano, presidente del comitato del finocchio di Isola di Capo Rizzuto.
All’alluvione dei mesi scorsi si somma anche l’andamento climatico di questi mesi: “Febbraio doveva essere il mese più freddo dell’anno invece abbiamo avuto una temperatura media di 16 gradi – dice Luciano – in questo modo il prodotto è cresciuto con largo anticipo e finisce per accavallarsi con i trapianti successivi”.
Ma il meteo non è il solo problema. Secondo il presidente del comitato, il finocchio soffre una bassa domanda e subisce prezzi che coprono appena i costi di produzione. “Notiamo uno scarso interesse dei consumatori per il finocchio e le verdure in genere dovuto anche al meteo".
Gdo ed export hanno però aiutato la commercializzazione del finocchio. “I clienti di Germania, Francia e Inghilterra sono stati la nostra fortuna – sottolinea Luciano – se avessimo coperto solo il mercato italiano, a quest’ora saremo già morti. Invece grazie alla Gdo di settimana in settimana stiamo raccogliendo e fornendo prodotto in promozione, anche se i prezzi non bastano a coprire i costi della gestione aziendale”.
Per quanto riguarda la commercializzazione con i mercati all’ingrosso, i volumi consegnati sono in calo. “Stiamo gradualmente abbandonando questo canale perché non ci assicura nessuna remunerazione, ormai la tentata vendita è una tradizione che va scemando. I mercati potrebbero garantirci una remunerazione solo se venisse a mancare l’offerta da altri areali di produzione. Al contrario con la Gdo abbiamo l’opportunità di costruire un programma di fornitura e mantenere il valore della nostra eccellenza”.
Il comitato ripone la sua fiducia nella certificazione europea, il cui riconoscimento è atteso nei prossimi mesi. “L’Igp potrà dare respiro a un comparto che da tre anni soffre una situazione anomala per prezzo e consumo - commenta il produttore – questa sarà l’ennesima annata faticosa, molte aziende chiuderanno in passivo anche per l’accesso al credito sempre più complicato”.
Tra gli obiettivi futuri del comitato c’è un’implementazione degli standard tecnologici e il ricorso a prodotti naturali come l’ozono che permettano di aumentare la shelf life dei prodotti. “Vogliamo ottenere un finocchio con il grumolo più bianco possibile, che caratterizzi la freschezza del prodotto – specifica Luciano – in questo modo potremmo pensare alla vendita anche tramite e-commerce, ad oggi ancora non sviluppata proprio per problemi di gestione del prodotto”.
“Per il futuro ci piacerebbe aumentare più il livello di qualità che di quantità – conclude il presidente del comitato – rispondere a standard sempre più elevati e più fruibili anche da parte dei consumatori. Per questo realizzeremo anche campagne di comunicazione mirate sui social, in attesa della certificazione che dovrebbe arrivare nei prossimi sette mesi”.