«Più chiarezza sulla provenienza dei prodotti a km zero»

Prampolini in Audizione alla Camera: salvaguardare informazione e concorrenza

«Più chiarezza sulla provenienza dei prodotti a km zero»
Più chiarezza sulla provenienza dei prodotti a km zero: la chiede Confcommercio, la cui vicepresidente vicaria Donatella Prampolini, che è anche coordinatrice di ConfAli – Alimentare  è stata ascoltata in audizione sul Disegno di legge 2115 contenente norme per la valorizzazione delle piccole produzioni agroalimentari di origine locale. 


Donatella Prampolini

“La valorizzazione delle piccole produzioni locali agroalimentari deve salvaguardare la corretta informazione dei consumatori e le relazioni tra imprese di settori diversi”, ha spiegato Prampolini davanti alla Commissione agricoltura della Camera. "Giudichiamo positivamente l’eliminazione della possibilità di somministrare i prodotti da parte delle aziende agricole produttrici, cosa che le avrebbe poste in concorrenza con i pubblici esercizi e altre attività dell'ambito alimentare, ma sottolineiamo la necessità che i consumatori siano adeguatamente informati sulla eventuale provenienza da altre aziende delle produzioni oggetto di consumo immediato o di vendita diretta".

Analoga chiarezza e trasparenza, ha aggiunto Prampolini, dovrà riguardare "i contenuti dell'etichetta, le procedure di registrazione dell’attività, i requisiti strutturali dei locali e la formazione degli operatori che dovrà essere identica a quella degli atri operatori del settore alimentare".

Un tema caldo per le aziende che operano nel settore food, dalla ristorazione ai bar alle mense, alle prese con le continue limitazioni causate dall'emergenza sanitaria: "Ora continueranno le audizioni e vedremo cosa la commissione deciderà di recepire", conclude Prampolini.


Foto di archivio di un farmer market

Nei giorni scorsi intanto la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità degli articoli 2, 3 e 4 della legge 10 dicembre 2019 n. 75 comprendente norme per incentivare l'introduzione dei prodotti a chilometro zero provenienti da filiera corta nelle mense scolastiche.

In Toscana la Giunta regionale finanziava progetti pilota presentati da soggetti appaltanti che garantivano alle mense scolastiche pasti provenienti per almeno il 50%, da prodotti a chilometro zero. La decisione, impugnata anche dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, non garantisce il libero mercato e la concorrenza delle altre imprese italiane ed europee. La semplice origine regionale, inoltre,  non assicurerebbe che i prodotti siano realmente a km 0 e che il loro trasporto abbia una minore incidenza negativa sull’ambiente.



"E' opportuno rimodulare il dibattito sui farmers markets e sui prodotti a km 0, i quali devono essere promossi allo stesso modo degli altri beni prodotti oppure commercializzati dagli altri attori dell’agroalimentare”, aveva commentato nell'occasione il presidente dei Grossisti fiorentini di Fedagro Aurelio Baccini.

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