Asparagi, il Ferrarese paga lo «stop produttivo»

Asparagi, il Ferrarese paga lo «stop produttivo»
Dopo le produzioni frutticole, anche l’asparago prodotto nel ferrarese sta subendo gli effetti di un andamento climatico che di primaverile ha davvero molto poco. I produttori del territorio, associati a Cia-Agricoltori Italiani Ferrara, segnalano un vero e proprio “stop produttivo” dovuto alle gelate della prima settimana di aprile e alle basse temperature di questi giorni. Una preoccupazione generalizzata che riguarda anche l’andamento di mercato e gli sbocchi commerciali ancora chiusi a causa della situazione sanitaria, in particolare quelli del canale Ho.Re.Ca: hotel, ristoranti, mense ma anche catering per eventi e cerimonie.

“Le previsioni produttive per la campagna di raccolta 2021 – spiega Giuliano Farinelli, produttore di Lido delle Nazioni – erano sicuramente discrete. Nelle asparagiaie non ci sono stati particolari problemi, il terreno era perfetto ed eravamo pronti per la raccolta a inizio aprile, visto che già prima di Pasqua erano presenti dei turioni. Nel giro di pochi giorni però, come spesso accade quando si manifestano fenomeni atmosferici particolarmente intensi, le asparagiaie hanno cambiato volto. Le gelate, che hanno compromesso in maniera significativa la produzione frutticola, hanno colpito anche l’asparago che è ghiacciato fino a 2-3 cm sottoterra e naturalmente è bruciato come accade ai fiori delle piante da frutto. Poi sono arrivate temperature quasi invernali e il terreno è rimasto senza quel calore necessario alla corretta crescita dei turioni. Le asparagiaie ritorneranno produttive solo se le temperature risaliranno nei prossimi giorni, ma probabilmente servirà un’altra settimana per effettuare la prima vera raccolta consistente". 

"Per noi produttori – continua Farinelli - l’inizio della campagna è essenziale perché arriviamo sui mercati con una primizia, la richiesta da parte dei canali distributivi è molta e il prezzo solitamente ci premia. Un periodo che non si può più recuperare, innanzitutto perché l’asparago ha un ciclo che ha inizio e una fine e poi perché la tempestività di commercializzazione iniziale non è una situazione replicabile. Inoltre se, come speriamo, la produzione ricomincerà ci sarà probabilmente una concentrazione di prodotto, che saturerà il mercato e che finirà per sovrapporsi anche con la disponibilità di prodotto importato. Un contesto economico e commerciale che non fa sperare in quotazioni e remunerative e un recupero del reddito perso inizialmente perché peraltro l’asparago non è una coltura che ha coperture assicurative, quindi non ci saranno risarcimenti per il prodotto danneggiato e la mancata produzione". 

"Occorre infine considerare – conclude il produttore – la variante sanitaria derivante dall’andamento epidemiologico e dalle decisioni sulle riaperture decise dal Governo. Il rischio è che ristoranti, hotel e catering riaprano al pubblico solo a maggio e in questo caso, esattamente, come nel 2020 verrà a mancare uno degli sbocchi commerciali dell’asparago. Concentrazione di prodotto e limitazioni distributive sono, purtroppo, la tempesta perfetta quella che farà virare la campagna da promettente a disastrosa”.

Fonte: Ufficio stampa Cia-Agricoltori Italiani Ferrara