Mercati dell'Emilia-Romagna verso l'aggregazione

Ecco cosa dice il business plan: i vantaggi e i modelli di riferimento

Mercati dell'Emilia-Romagna verso l'aggregazione
Un restyling da un milione di euro, con interventi strutturali e un nuovo impianto fotovoltaico. Il Mercato ortofrutticolo di Cesena si rifà il look (clicca qui per la notizia), anche nella prospettiva – concreta – di una rete emiliano-romagnola delle realtà all’ingrosso: la stessa Cesena insieme a Rimini, Bologna e Parma per creare un polo di centri agroalimentari in grado di competere a livello internazionale. Sono già stati mossi passi concreti in questa direzione, se si considera che le società di gestione (For per Cesena, Caab per Bologna, Caar per Rimini e Cal per Parma) hanno firmato con la Regione un protocollo d’intenti.

Nell’accordo si fa riferimento alla necessità di “innescare sinergie e collaborazione fra le società, sia con riferimento alle opportunità di sviluppo sia alle economie di scala, nell’ottica di una futura estensione del mercato di Cesena”. Quest’ultimo, gestito da una società di cui il Comune è socio unico e che nel 2019 ha realizzato più di 800mila euro di ricavi, movimenta ogni anno oltre 700mila quintali di prodotti ortofrutticoli (350mila di ortaggi, oltre 300mila di frutta fresca e 80mila di agrumi). È tra i primi mercati agroalimentari all’ingrosso in Italia e tra i pochi a vedere crescere il giro d’affari negli ultimi anni.



Ma allora perché la necessità di un’aggregazione? La regia dell’operazione è affidata alla Regione Emilia Romagna, in un percorso simile a quello che porterà alla fusione delle fiere di Bologna e Rimini. Un business plan realizzato da un advisor per For nei mesi scorsi analizza pregi e difetti del progetto: i vantaggi vanno ricercati in una “significativa ottimizzazione dei costi”, ma soprattutto nella possibilità di “realizzare uno sviluppo internazionale come piattaforma distributiva dei prodotti emiliano-romagnoli verso l’estero” con il polo di Cesena che avrebbe “un ruolo di primo piano”. C’è da dire che in caso di prosecuzione dell’attività stand alone, For beneficerebbe comunque di “un rafforzamento del proprio ruolo di hub per la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli”. Questo dice il business plan, ma a livello politico la scelta pare ormai compiuta: la strada è quella dell’aggregazione, anche se a Cesena non sono mancate voci contrarie da parte di chi teme una perdita di centralità dell’area romagnola.

Il modello di riferimento è quello di Spagna, Francia e Germania. Andrea Corsini, assessore regionale al Commercio, non ne ha mai fatto mistero: “L’esperienza europea e in particolare di questi tre Paesi – le parole in occasione della firma del protocollo d’intesa –  ha visto una forte iniziativa tesa a fare dei mercati generali all’ingrosso lo strumento principale a sostegno dello sviluppo e della difesa delle produzioni nazionali”. Nel business plan si menzionano i mercati agroalimentari di Barcellona e di Parigi, “esempio del processo di sviluppo al quale un unico polo emiliano-romagnolo può ambire negli anni futuri dal punto dello sviluppo dimensionale e dal punto di vista della marginalità del business”. Altri riferimenti citati sono il Saint Charles International di Perpignan e il Markthallen di Monaco di Baviera. L’Emilia Romagna dei mercati ortofrutticoli guarda al futuro in un’ottica sempre più internazionale. Partendo da Cesena.

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