Frutta e nuove varietà, Sos sperimentazione

Foschi (Crpv): «I breeder finanzino l'attività come accade in Francia»

Frutta e nuove varietà, Sos sperimentazione
Rivedere il modello di valutazione delle innovazioni varietali di specie frutticole, anche considerando quanto viene fatto in altre realtà a noi vicine. Una via percorribile e necessaria secondo Stefano Foschi, ricercatore e breeder frutticolo del Centro Ricerche Produzioni Vegetali (Crpv), interpellato a pochi giorni dal nostro articolo "Frutta estiva e clima, quale futuro per l'Italia?" (clicca qui per leggerlo), che ha messo in luce l'importanza di valutare e validare sempre le nuove varietà di drupacee nell’ambiente in cui i produttori intendono coltivarle, prima di procedere con la loro introduzione.

"Al Centre Technique Interprofessionnel des Fruits et Légumes (Ctifl), organismo di ricerca e sviluppo al servizio del settore ortofrutticolo transalpino, i costitutori delle nuove varietà partecipano pagando una quota parte dell’attività di sperimentazione in campo - spiega Foschi - Ogni materiale viene quindi valutato nelle stazioni sperimentali del Ctifl, con il processo che si chiude con la pubblicazione di un giudizio ufficiale ed inappellabile dello stesso ente".

"Questo modello di compartecipazione pubblico-privata, se da un lato permette una ottimale razionalizzazione dei costi, dall’altro vincola i breeder a proporre solo le innovazioni varietali sulle quali gli stessi sono effettivamente convinti, per quanto riguarda le potenzialità agronomiche e organolettiche. Inoltre, il giudizio super partes di un organismo indipendente come il Ctifl permette ai produttori di orientare al meglio le proprie scelte varietali, potendo contare su un sistema di validazione altamente qualificato".


Stefano Foschi 

Foschi sarebbe favorevole a discutere un nuovo sistema di valutazione in Italia, che si implementi sull’esempio francese: “Il Ctifl è un organismo simile al nostro Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea). Il quale potrebbe quindi proporre ai costitutori di contribuire all’attività svolta dai centri di sperimentazione territoriale, con l’obiettivo di costruire un sistema pubblico-privato in grado di fornire nuove liste di orientamento varietale dei fruttiferi. A livello nazionale, poi, ogni Regione potrebbe attivare le strutture che operano sul territorio, in modo da innalzare l’efficienza di tutto il sistema”.

“Come Crpv stiamo tentando di continuare le nostre attività sperimentali sulle drupacee e non solo. Ma non è certo facile portarle avanti solo con risorse interne. Il nostro lavoro di valutazione dell’adattamento delle varietà in loco va sicuramente a beneficio di tutti i produttori dell’Emilia-Romagna, da quelli più piccoli alle Op. Altre realtà che operano allo stesso modo fanno riferimento al Piemonte (Fondazione Agrion) e alla Basilicata (Alsia-Pantanello)”.

L’ideale, secondo Foschi, sarebbe avere almeno un campo sperimentale per ogni specie frutticola su ogni distretto produttivo (storico e di nuovo insediamento) dell’Italia: “Avere un punto di osservazione univoco, dove poter confrontare il comportamento delle diverse varietà nello stesso momento, è un aspetto essenziale per l’avanzamento della frutticoltura nazionale ed è anche propedeutico all’aggiornamento delle liste di raccomandazione varietale da inserire in Ocm”.

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