«Vi racconto la rivoluzione del datterino»

Palo (Finagricola): «Scatto in avanti nelle tecnologie. Più tempestivi con la Gdo»

«Vi racconto la rivoluzione del datterino»
Se lavori nell'alto di gamma, oltre che un lavoro impeccabile in campagna, è necessario investire nel post raccolta perché il prodotto possa giungere sulla tavola del consumatore con caratteristiche premium. Ed è proprio quello che ha fatto Finagricola nella sua storia e che continua a fare, visto che la cooperativa di Battipaglia (Salerno), punto di riferimento nazionale per la produzione di datterino rosso e giallo, ha sviluppato ulteriormente gli impianti dei propri magazzini con una nuova selezionatrice ottica e un innovativo sistema per abbattere la carica batterica nelle confezioni di pomodoro.


Massimiliano e Fabio Paolo, rispettivamente direttore acquisti e laboratorio e direttore commerciale di Finagricola

"Lavoriamo grandi quantità di prodotto, oltre cinquantamila quintali di datterini nel 2020, tutti raccolti a mano. Abbiamo numeri crescenti e importanti - spiega a Italiafruit News Fabio Palo, direttore commerciale di Finagricola, 300 ettari di serre e 50 di pieno campo - Oltre alle caratteristiche qualitative, dal Brix alla consistenza, è importante assicurare anche caratteristiche estetiche al consumatore, per rendere il prodotto immediatamente appetibile: così abbiamo iniziato a collaborare con aziende specializzate nel sorting e quindici anni fa acquisimmo la prima macchina Maf Roda per la selezione dei pomodori, trattava 40 quintali all'ora. Crescendo i volumi, però, si poneva un doppio problema: da una parte migliorare la selezione a fronte dei maggiori quantitativi, dall'altra avere una linea di confezionamento automatico che ci desse flessibilità all'interno del processo di produzione. Così tra il 2020 e il 2021 abbiamo investito oltre duemilioni di euro nel miglioramento del nostro magazzino, installando una nuova selezionatrice ottica di Maf Roda con una capacità di 100 quintali all'ora, che oltre a calibro e colore, riconosce anche i difetti dei frutti. In questo modo oltre a fornire prodotto con la stessa colorazione, diamo anche la stessa shelf life all'interno della vaschetta: l'obiettivo principale è quello di offrire un prodotto premium sia a livello organolettico, sia a livello estetico”.



Finagricola è partner della distribuzione moderna, fornendo prodotto a marchio del distributore e con il proprio brand. "Senza le tecnologie è impossibile rispettare le richieste della Gdo - prosegue il manager - Ma è fondamentale anche per i nostri vasetti Così Com'è, dove all'interno troviamo frutti esteticamente e qualitativamente uguali. Inoltre la spinta tecnologica ci consente oggi di gestire le diverse tipologie di confezionamento richieste dalla distribuzione: una volta che il prodotto è stato selezionato finisce in una doppia linea alimentata da due polmoni potenti, da 90 colpi al minuto ciascuno, e in questo percorso automatizzato a valle delle pesatrici possiamo decidere su quale linea di confezionamento andare".



Lungo questo percorso sui nastri di trascinamento il prodotto viene anche sanificato. "Abbiamo installato un sistema di tubi a raggi UV che consentono di abbattere la carica batterica all'interno delle vaschette - illustra Palo - E questo si traduce nella possibilità di allungare la conservazione del prodotto. Questi investimenti ci hanno permesso di aumentare la nostra flessibilità di produzione e di essere sempre più tempestivi nel rispondere alle richieste della Gdo: il nostro reparto di lavorazione del pomodorino è stato completamente rivoluzionato, ora è possibile lavorare sulla stessa linea tipi diversi di confezionamento, grazie a un Qr Code che il sistema valuta".



Tutto questo è frutto di un progetto ideato dallo stessa Finagricola con la collaborazione di TecnoGroup Lab, Saclark, Newtech e Ulma. E' una linea automatica di confezionamento con sistemi a semaforo per allineare le vaschette, c'è poi un deviatore che legge il Qr Code e le smista per il relativo confezionamento. Ora l'obiettivo dell'impresa è chiudere questa linea con la pallettizzazione del prodotto in automatico.



Tanta tecnologia, dunque, ma il direttore commerciale di Finagricola ricorda che "la lavorazione in magazzino non può aggiustare un prodotto coltivato male. Per questo utilizziamo solo varietà idonee, mettiamo in atto le tecniche agronomiche ottimali e poi, grazie alla selezione, offriamo il meglio della nostra produzione. Questa è la logica su cui abbiamo costruito il nostro processo".

Finagricola diciotto anni fa è stata pioniera del datterino. "Da un test varietale per il mercato tedesco col gruppo Rewe è nato quello che è poi diventato per noi un prodotto di punta di cui siamo diventati specialisti - racconta Palo - Abbiamo volumi importanti, abbiamo creato le conserve in vaso di vetro, abbiamo riqualificato il brand e ora sui frutti piccoli sviluppiamo un fatturato di circa 16 milioni di euro: il datterino rosso e il datterino giallo rappresentano ancora oggi una opportunità di crescita".



La cooperativa campana segue l'intero percorso produttivo dei suoi ortaggi e da tre anni a questa parte, grazie a una collaborazione con un'azienda siciliana, riesce a proporre sul mercato datterino rosso per 12 mesi l'anno. "Siamo leader nel mercato del datterino giallo, con circa 15mila quintali di prodotto e abbiamo recentemente introdotto anche la variante gialla del pizzutello: investiamo su tutto ciò che è qualità e gusto", ribadisce il direttore commerciale di Finagricola. E il motivo è presto spiegato. "Il premium è l'unico segmento di mercato che ha retto la crisi: quando dai continuità alla qualità del prodotto, quando questa è garantita, allora il consumatore lo comprerà ancora. Un trend che riscontriamo sia nel mercato del fresco che in quello delle conserve. Il nostro obiettivo è proprio quello di lavorare sullo standard qualitativo, perché più sei in grado di fare questo e più riesci a fidelizzare il consumatore. Il datterino sta togliendo una gran fetta di mercato al ciliegino, tipologia su cui c'è una lotta al ribasso del prezzo, anche perché spesso si finisce per lavorare con varietà produttive, ma con minor qualità gustativa. Se il mercato del ciliegino vive una fase di stallo - conclude Fabio Palo - ciò non succede per il datterino, dove si è investito su varietà a gusto e in questo modo la fidelizzazione del consumatore è stata elevata".

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