«Senza ristori la frutticoltura industriale è finita»

Il grido l'allarme di un produttore: «Siamo in ginocchio, ma la politica rimane in silenzio»

«Senza ristori la frutticoltura industriale è finita»
Preoccupato e deluso dal silenzio assordante dalla politica nazionale. Due stati d’animo che affliggono Carlo Alberto Roncarati, frutticoltore dell’Emilia-Romagna, tra le regioni più colpite dal gelo primaverile che per il secondo anno di fila sta mettendo in ginocchio la frutticoltura italiana. 

“L'assessore Mammi, forse l'unico fra gli amministratori delle Regioni, dimostra di essere sul pezzo, ma il vero problema è reperire risorse capaci di dare respiro a chi sta soffocando – sottolinea l’imprenditore in una lettera inviata alla nostra redazione – Per un Paese indebitato come il nostro ed alle prese con i tanti problemi che ogni giorno si accavallano, sarà un'impresa. Ma se non ci riusciremo, sarà davvero la fine di un'epoca. La fine di una bella storia, quella della frutticoltura industriale, così definita per l'elevato livello di professionalità di chi la esercita”. 

Sviluppatasi in Emilia-Romagna da quasi un secolo, “la frutticoltura industriale ha attraversato momenti bui e periodiche crisi - ricorda Roncarati - sempre risorgendo grazie alla tenacia degli imprenditori e alla rete di interessi che si è creata attorno a loro. Le crisi hanno rafforzato la determinazione in coloro che avendo investito tantissimo erano risoluti a combattere. Poi il mondo è cambiato, componendo un quadro d'assieme non certo favorevole a questa impegnativa attività specialistica che, oltre all’agguerrita concorrenza internazionale, deve soggiacere ad una serie di difficoltà che comportano costi, rischi e condizionamenti, anche burocratici, sempre crescenti e non più sostenibili da chi, essendo l'ultima ruota del carro, del suo prodotto incassa quel che resta dopo che lungo la filiera che va dal campo alla tavola, tutti quanti sono garantiti per i loro apporti e competenze. Per il produttore, dunque, la vita si fa sempre più dura”.


Danni da gelo sull'albicocco

“Ai problemi del mercato si sono poi aggiunti – prosegue il frutticoltore – frequenti fenomeni calamitosi generati dal cambiamento climatico, gli insetti alieni ed anche le resistenze ai fitofarmaci favorite dalla progressiva eliminazione di molecole ritenute dannose, senza che ne siano state rese disponibili altre, altrettanto efficaci. Comprensibile allora l'angoscia e giustificatissime le richieste di aiuto da parte degli imprenditori di un settore ormai in ginocchio dopo anni di mancati guadagni e con la prospettiva di un anno nerissimo quanto ai ricavi, dopo che le produzioni sono state quasi ovunque praticamente azzerate dalle gelate di primavera”.

Un contesto complicato per le imprese produttrici di frutta. Che, secondo Roncarati, devono essere aiutate con adeguati provvedimenti di ristoro/sostegno, fondamentali per “tenere almeno vivo il lumicino della speranza. Il Governo con l'esiguo stanziamento disposto ha dimostrato di non aver affatto compreso quale sia la gravità della situazione. Intanto si moltiplicano gli espianti e nell'indifferenza generale chiuderanno tante imprese, segnando tristemente la fine di un'epoca. Invito allora – conclude – governanti, politici e amministratori pubblici di ogni livello a darsi una mossa per tentare di presidiare fattivamente una parte così importante dell'economia, non soltanto agricola, del nostro Paese. Non siete forse stati nominati ed eletti anche per questo?”.

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