«Cinipide e cinghiali hanno fatto strage di marroni»

Il punto da Castel del Rio, Rontini: «Volumi scarsi e calibri piccoli. L'Emilia-Romagna ci aiuti»

«Cinipide e cinghiali hanno fatto strage di marroni»
Non solo siccità. La campagna di marroni e castagne della Valle del Santerno – zona dell’Emilia-Romagna dove si produce il pregiato Marrone di Castel del Rio Igp – è compromessa per via dei danni causati dal cinipide galligeno e dai cinghiali. 

“Le raccolte sono appena iniziate con un netto ritardo rispetto al solito. Ma, praticamente, dati i volumi irrisori, è come se fossero già terminate”, racconta scoraggiato a Italiafruit News Sergio Rontini, titolare dell'azienda agricola Il Regno del Marrone – importante realtà di Castel del Rio (Bologna) che gestisce circa 50 ettari di castagneti al confine tra l’Emilia e la Toscana – e vicepresidente del Consorzio del Marrone di Castel del Rio Igp. 

“Quest’anno la produzione del nostro areale si attesterà, secondo le nostre previsioni, al 10-12% del potenziale. Anche le pezzature sono mediamente piccole. Avremo quindi quantità scarsissime e molto più basse dell’anno scorso, quando i castagneti presentavano un potenziale del 50% ed i calibri erano grossi”.


Foto di famiglia con Sergio Rontini, a destra, e la figlia Monia, rappresentante legale de Il Regno del Marrone

“La gran parte del calo produttivo deriva – come osserva Rontini – dalla diffusione della vespa cinese in zone dove, fino all’anno scorso, si era raccolto bene. Ci sono stati inoltre problemi seri con i cinghiali, che hanno fatto strage di frutti nei piccoli appezzamenti dentro i boschi”.

“Chiediamo alla regione Emilia-Romagna di aiutarci a coprire almeno le spese sostenute per la pulizia dei boschi di castagno, in modo da evitare di incorrere in gravi perdite”.

Riguardo ai prezzi all’ingrosso, i produttori della Valle del Santerno dovrebbero vendere le loro produzioni a 50 euro il chilo per essere soddisfatti. Ma non stiamo parlando di funghi o tartufi. La realtà del mercato dei marroni è un’altra: “La merce locale grossa (60-65 mm) si aggira sui 6 euro il chilo, mentre con le piccole pezzature si scende fino a 3,5 euro il chilo. Noi saremmo contenti – conclude – se riuscissimo a collocare i calibri piccoli a 5 euro il chilo. Il problema è che oggi le persone comprano più che altro con gli occhi, ricercando marroni e castagne di grande dimensione. Così facendo, purtroppo, si mette in secondo piano il gusto”. 
 
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