Op Nordest corre con brand e innovazione

Fatturato in crescita, compagine sempre più ampia. Soliman: puntiamo su Gli Orti di Giulietta

Op Nordest corre con brand e innovazione
Innovazione varietale e politica di brand per valorizzare l’ortofrutta di alcuni dei territori più vocati della penisola (e non solo): costituita nel 1997, l’Organizzazione Produttori Nordest accelera con l’obiettivo di far guadagnare visibilità, spazio e remunerazione alle referenze coltivate dai 281 soci suddivisi tra Veneto (143 solo quelli nella provincia di Verona), Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, cui si aggiungono, scendendo idealmente nella cartina geografica, produttori del Lazio, della Calabria e persino della Grecia (ben 81 soci).

Le colture maggiormente rappresentative sono mela (39% dei conferimenti e 27% delle superfici), kiwi verde (rispettivamente 23% e 36%), kiwi giallo (6% e 7%) e melone (5% dei conferimenti e 3% delle aree coltivate dalla compagine).


Mele Gala in un campo sperimentale

Op Nordest prevede di chiudere l’anno in corso con un aumento di fatturato del 10%; nel 2020 i ricavi hanno sfiorato i 40 milioni di euro garantiti dalla presenza in tutti i principali canali distributivi e all’estero. Proprio nel 2020, al fine di valorizzare la produzione delle aziende agricole associate che producono nel territorio veronese, è stato rinnovato e registrato il brand commerciale Gli Orti di Giulietta con il dichiarato intento di tutelare e valorizzare le tipicità locali. E’ stato inoltre creato un brand ad hoc per il biologico - Gli Orti di Giulietta bio - che sta progressivamente interessando un numero crescente di aziende associate.

                                 
  
“Tutte le produzioni sono particolarmente attente a preservare la biodiversità nei territori di produzione”, spiega Antonio Soliman (nella foto sopra), direttore generale e responsabile commerciale di Nordest. “Gli associati vengono costantemente sensibilizzati nella messa in pratica di buone pratiche agricole volte non solo ad effettuare il minor numero di interventi possibile sui frutti, ma anche alla salvaguardia delle risorse naturali e del territorio in generale”.

Nei prossimi anni i volumi cresceranno: “Ci attendiamo sviluppi molto positivi dai nostri campi sperimentali, nei quali si stanno testando oltre 30 nuove cultivar di melo che, dopo due anni di sperimentazione, stanno dando risultati molto soddisfacenti in particolare per quanto riguarda la resistenza naturale sviluppata alle principali patologie”, conclude Soliman.

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