Frutta, gli input dei vivaisti ai produttori

Enrico Zanzi: «Sulla pera vanno percorse strade alternative»

Frutta, gli input dei vivaisti ai produttori
Coltivazioni poco remunerative, conseguenze climatiche disastrose, malattie e una gestione della manodopera sempre più difficile. Sono le principali motivazioni che spingono i produttori italiani ad estirpare interi frutteti. Un esempio su tutti è il comparto pericolo falcidiato da una sequela di eventi avversi difficilmente ripetibile. Ma quali sono le alternative? Su cosa stanno puntando i frutticoltori italiani? Lo abbiamo chiesto a degli esperti come i Vivai Fratelli Zanzi di Ferrara.



“La varietà di pere che viene maggiormente estirpata è Abate – dice Enrico Zanzi– ad estirpare sono sia le piccole aziende che quelle più grandi, da dieci ettari in su. La differenza è che i produttori più piccoli difficilmente reimpiantano, mentre quelli più grandi, evidentemente più strutturati e dalle spalle larghe ripiantano mele e anche pere di diverse varietà”. E continua: “Da parte nostra cerchiamo di dare tutto il supporto possibile anche nella migliore scelta della combinazione portinnesto, varietà e sesto d’impianto in funzione dell’areale di coltivazione. Per esempio, nel pero negli ultimi anni consigliamo il portinnesto Fox 9, una nostra esclusiva, che si caratterizza per l’ottima rusticità (è adatto a terreni ristoppiati, un valido alleato contro la Valsa e resistente al calcare), una buona vigoria e garantisce allo stesso tempo produttività e qualità dei frutti”.

 
Tasty Sweet

L’azienda insiste sull’importanza di percorrere strade alternative. Una strada che si può intraprendere solo con la collaborazione del comparto della commercializzazione. “Sono loro in primis a dover dare i giusti input ai produttori, o rischiamo che l’Emilia-Romagna perda tutta la sua produzione di pere. E’ necessario dare ancora una possibilità a questa coltura così importante per il territorio italiano. È evidente che bisogna trovare varietà da affiancare ad Abate Fétel e il consiglio di Zanzi in questo caso è puntare su una novità come Crea194. Una nota positiva, sottolinea il vivaista, è che chi decide di continuare a investire in questa coltura lo fa nel migliore dei modi: si parla di impianti del tutto nuovi con coperture antigrandine e sistemi di fertirrigazione all’avanguardia.



Tra le colture più promettenti a livello emiliano-romagnolo anche quella melicola, per cui il vivaista consiglia due varietà: “I produttori devono puntare sulla Fuji Zhen® Aztec, che non necessita di escursione termica per colorare – sottolinea Zanzi – e la Devil Gala, che ha un frutto total red e arriva sui mercati una decina di giorni prima delle altre Gala piemontesi e della bassa trentina, spuntando prezzi più alti. Fra le novità si segnala la mela Crea105 (foto in apertura)”.

Altre colture dimostratesi di successo in questa ultima annata sono i kiwi e le susine cino-giapponesi. “I kiwi ci stanno dando molta soddisfazione – commenta il vivaista – produciamo migliaia di piante innestate sul portinnesto Bounty 71, attualmente indicato come una delle armi contro la moria, oltre che su Hayward, sia di Actindia deliciosa sia di alcune selezioni di Actinidia chinensis. Nonostante questa coltura richieda un grande investimento iniziale in termini di strutture di protezione e costi d’impianto, garantisce anche tante soddisfazioni economiche che spingono sempre più agricoltori a sceglierla”.

 
Polaris

“Lo stesso – aggiunge – vale per le susine che raggiungono fino a 20 gradi Brix, sono piante molto produttive e mantengono le loro caratteristiche nel tempo. Anche per questo prodotto stiamo cercando di coinvolgere i commercianti per creare una filiera che valorizzi i prodotti di alta qualità. È importante infatti riuscire ad ottenere un prodotto che garantisca un’alta remunerazione per i produttori e, allo stesso tempo, la soddisfazione dei consumatori”.

Continua in parallelo la crescita della frutta secca, che il vivaista definisce “in forte espansione”. “Il noce è la coltura più diffusa, ma ci vogliono almeno dieci ettari per giustificare un investimento di meccanizzazione e almeno 5 anni per andare in piena produzione”.

L’azienda realizza all’estero il 70% delle sue vendite e le colture trainanti sono quelle del melo, pero, albicocco, susino, pesco e ciliegio; molto richieste in India, Uzbekistan, Kazakistan, Russia, Algeria e Marocco a livello globale e da Spagna, Francia, Romania, Ungheria e Polonia a livello europeo.

 

Un trend di mercato in espansione è sicuramente quello del biologico: “Quest’anno la vendita di piante bio è aumentata notevolmente – precisa Zanzi – In generale, il biologico cresce più all’estero che in Italia, con un’attenzione sempre maggiore a specie diverse dal classico melo. Un esempio è il forte interessamento legato al progetto MASPes per il miglioramento genetico di pesco e albicocco, le cui selezioni hanno già dato ottimi risultati contro la monilia. Considerato che i principi attivi a disposizione saranno sempre meno, la ricerca per le produzioni biologiche avrà delle ricadute importanti anche per le coltivazioni convenzionali, sperando che la ricerca porti a dei risultati interessanti il prima possibile”.

“Per concludere – riassume Zanzi – il mondo agricolo è un entità in continua evoluzione, alle aziende agricole per sopravvivere è richiesto di essere innovative e lungimiranti”.

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli

Foto in apertura: la mela Crea105

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