Calabria, sulla Sila si sperimenta la batata

Consorzio Produttori Patate Associati: «Soddisfatti sia per la qualità che il mercato»

Calabria, sulla Sila si sperimenta la batata
In Calabria le patate non mancano e sono quelle della Sila, marchio Igp. Questo non significa però che non ci sia spazio per la sperimentazione di nuove referenze, come sta facendo il Consorzio Produttori Patate Associati che si è lanciato sulla batata, la patata dolce di origine americana. Il prodotto ha trovato terreno fertile sull’altopiano l’anno scorso, con un piccolo test, come spiega il direttore del Consorzio, Albino Carli. “Abbiamo provato su una superficie di un ettaro per vedere come la coltivazione rispondeva sull’areale produttivo. Contenti della prima risposta quest’anno siamo passati a dodici ettari, un quantitativo più consistente con il quale stiamo cercando di sondare il mercato”.



La commercializzazione è già partita, e un discreto interesse per la batata è stato dimostrato, nonostante la produzione al sud, soprattutto nel nord del Paese, più abituato al consumo secondo Carli. È infatti alla Gdo settentrionale che i produttori si rivolgono in primis.  
Ma come è nata l’idea di provare una coltura originale per la Calabria? “Vedevamo gli scaffali del supermercato pieni di prodotto straniero, americano o nord-africano, da qui l’idea di provarci dato che le temperature potevano essere congeniali alla coltivazione. Alcuni esperti ci hanno aiutato dandoci le prime nozioni dalle quali siamo partiti. In questo modo – prosegue il direttore – abbiamo avuto conferma di essere in grado di gestire un prodotto del genere, che ci sta soddisfacendo sia in termini di qualità che di mercato”.

Patata e batata sono sì simili nel nome, ma non nelle caratteristiche. “Si abbinano commercialmente ma non hanno nulla a che fare l’una con l’altra”, sottolinea Albino Carli, che fa il punto sulla conservazione: “La differenza di produzione emerge nel trattamento post raccolta, quindi lo stoccaggio. La batata è un prodotto delicato che si rischia di perdere se non si seguono protocolli rigidi”. Questo ha comportato ulteriori investimenti: nuovi bins adatti al prodotto e celle frigorifere per la conservazione.



Un’altra problematica riscontrata è quella del packaging. Con l’irreperibilità di alcuni materiali per il momento la patata dolce è venduta sfusa in casse del cliente o in bauletti con il marchio del Consorzio Ppas. “Appena sarà possibile – continua Carli - inizierà la predisposizione in vassoi da 800 grammi l’uno”.

Per quanto riguarda l’andamento della patata della Sila, dopo i numeri positivi dell’anno passato, l’associazione si aspettava un’annata più dinamica. “Il consumo di ortofrutta è in fase calante – conclude – ma il nostro prodotto a marchio Igp continua a fare da traino facendoci registrare comunque un segno positivo sulle vendite”.


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