«Manca la merce, soprattutto quella buona»

Daniele Municchi (Geo): «Prezzi alti ma volumi scarsi, alcuni prodotti sono introvabili»

«Manca la merce, soprattutto quella buona»
Una tendenza all’acquisto diminuita in modo massiccio. Così descrive l’andamento delle vendite di questi giorni Daniele Municchi dell’azienda Geo che opera sul mercato ortofrutticolo di Firenze.

A determinare questa situazione, secondo il grossista, sono stati diversi fattori produttivi e derivati dall’andamento pandemico. In primis i volumi che, con il maltempo, stanno conoscendo una contrazione senza precedenti. “Manca la merce e, soprattutto, manca quella più buona – dice Municchi – ci troviamo con un prodotto di media qualità a un prezzo medio-alto, ma le vendite sono piuttosto rallentate”.
E a frenare gli acquisti ha contribuito la diffusione del virus, che ha completamente bloccato i flussi turistici. “Molti ristoranti sono chiusi e gli alberghi lavorano a metà: a fermare i turisti nei loro Paesi di provenienza è soprattutto la proroga dello stato di emergenza italiano. L’Italia è sconsigliata a livello globale come meta turistica e a pagarne le conseguenze sono anche i mercati all’ingrosso”.



Inoltre, a pesare sull’andamento delle aziende, sono le quarantene che obbligano a casa tantissime persone. “Le attività devono fare i conti con orari ridotti e carenza di personale. Basti pensare che molti acquisti dei dettaglianti sono passati da giornalieri a settimanali” aggiunge il grossista.
Municchi sottolinea inoltre come in Toscana ci sia stato un malfunzionamento della macchina burocratica delle quarantene, che spesso ha allungato i periodi dell’isolamento domiciliare.



Venendo ai prodotti venduti da Geo, raggiungono delle quotazioni altissime le zucchine con fiore, vendute a 5,50 euro al chilogrammo. “Si tratta di ortaggi pressoché introvabili – commenta il grossista – i cui acquisti si contano sulle dita di una mano”.
Prezzi alti anche per i finocchi, che raggiungono i 3 euro al chilo a causa della carenza produttiva: anche in questo caso però le vendite non brillano.
Situazione analoga per i piccoli frutti e le fragole, che sono commercializzate in un range dai 6 ai 7 euro al chilogrammo. “Sono prodotti utilizzati per la maggior parte da gelaterie e pasticcerie, che in questo momento sono abbastanza ferme – specifica Municchi – per non parlare dei funghi champignon prima destinati ai ristoranti, oggi le vendite sono a zero”.



Buone le quotazioni dei pomodori: quelli maturi sono venduti sopra ai 2 euro, i Piccadilly superano i 3 euro, il ciliegino a 3,50 euro mentre il datterino va oltre ai 4 euro. “Si tratta di prodotti abbastanza cari, la Sicilia ha calcato la mano sui prezzi a causa delle problematiche del TBRFV; anche qui non stiamo lavorando con volumi enormi”.

A pesare sulle quotazioni sono anche i rincari di trasporti, energia elettrica, imballaggi, pedane e servizi di facchinaggio. “Su ogni prodotto registriamo aumenti notevoli che si ripercuotono poi sui consumatori – conclude - ci sono problemi persino nel reperimento dei fertilizzanti”.

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