Sival, la prima fiera senza mascherina

Ieri l'inaugurazione. Produttori francesi in trincea sull'aumento dei costi

Sival, la prima fiera senza mascherina
Si respira, senza mascherina, aria di normalità al Sival. In Francia, ad Angers, si è aperta ieri la fiera francese e probabilmente è il primo appuntamento che prova a lasciarsi alle spalle tutte le restrizioni legate alla pandemia: niente green pass all'ingresso, niente mascherina nemmeno negli spazi interni. D'un tratto pare di essere tornati al 2019... Anche se il Covid, da queste parti, non è sparito.



Nonostante il cambio di data – il Sival si è sempre tenuto all'inizio di gennaio – la giornata d'esordio ha visto una buona affluenza nei vari padiglioni: ad essere protagonista è soprattutto l'orticoltura, dalle proposte delle ditte sementiere ai macchinari a servizio del comparto, passando per mezzi tecnici e tecnologici, con una interessante rappresentanza italiana (clicca qui per leggere l'articolo).


Il Sival è anche l'occasione per le associazioni dei produttori francesi di far sentire la loro voce in questo contesto di mercato minato dall'aumento dei costi di produzione e dagli effetti del conflitto in Ucraina. Durante la conferenza di apertura Legume de France, Fnsea, Frsea e Fnpf – le principali realtà della filiera francese – hanno spinto sull'importanza di prendere coscienza della sovranità alimentare.



Il mercato francese storicamente predilige il prodotto nazionale, ma ci sono fattori che preoccupano gli agricoltori. Come hanno spiegato i presidenti Francoise Roch (Fnpf), Christiane Lambert (Fnsea) e Jacque Rouchaussé (Legumes de France), hanno puntato il dito contro la Gdo: la distribuzione si impegna per difendere il potere di acquisto dei consumatori, ma per i produttori la situazione sta diventando insostenibile.


In una lettera inviata al ministro dell'Agricoltura francese, Bruno Le Maire, le organizzazioni denunciano il caso dei pomodori e dei cetrioli coltivati sotto serra. Per il 2022 si prevede una bolletta energetica più alta di 400 milioni di euro per la filiera di questi due ortaggi. Una crescita che – dicono – per il solo aumento dell'energia dovrebbe far crescere il prezzo di pomodori e cetrioli di 1 euro al chilo. “E l'aumento si potrebbe intensificare ancora”.



Il rischio è di espellere dal mercato i produttori francesi, dicono i loro rappresentanti. E a contribuire a questo ci sarebbe anche la spinta dei prodotti esteri. Con soluzioni, come ricorda Roche, da condannare: “Ho visto in vendita pomodori di Perpignan, con questo nome indicato in etichetta e poi scritto piccolo piccolo, l'origine: Marocco”.


Problemi del tutto simili a quello che stanno vivendo i produttori in Italia. Ma anche Oltralpe la risposta del governo deve ancora arrivare. I produttori ribadiscono di proteggere il settore primario e di spingere sulla sovranità alimentare, agendo sui costi energetici e delle materie prime.

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